Il ritorno dei mercati emergenti. L’asset class potrebbe essere in grado di recuperare una parte consistente del gap accumulato negli ultimi 15 anni rispetto all’equity Usa. Laurence Bensafi, Deputy Head of EM Equities, RBC BlueBay

La forza del dollaro e il rallentamento della crescita degli utili nei paesi emergenti sono le due variabili che spiegano la sottoperformance accumulata da questi listini rispetto ai quelli del mondo sviluppato nel periodo successivo al 2011. In questa prima parte del 2025 è arrivata l’inversione di tendenza, con l’indice MSCI EM che ha sovraperformato i principali indici delle aree industrializzate.
Il vero punto di svolta per i mercati emergenti va ricercato nella politica commerciale voluta dall’amministrazione Trump. La posizione negoziale degli Stati Uniti rispetto alla Cina si è dimostrata meno forte di quanto apparisse inizialmente. I cinesi si sono accorti che, attraverso l’interruzione della catena di fornitura di minerali rari, avrebbero potuto danneggiare gli Usa più di quanto questi ultimi avrebbero potuto fare all’economia di Pechino con l’introduzione dei dazi.
Un altro tema legato a Trump è il suo “Big, Beautiful Bill”, che dovrebbe aggiungere almeno 3.000 miliardi di dollari al deficit di bilancio degli Stati Uniti nel prossimo decennio. Un aumento dell’indebitamento pubblico comporta un aumento dell’emissione di titoli del Tesoro.
Trump ha bisogno di un dollaro debole
Il biglietto verde ha subito una sensibile svalutazione da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca. Sebbene sia opinione diffusa che le politiche di Trump richiedano un dollaro più debole per avere successo, la velocità di tale deprezzamento è fondamentale. Un deprezzamento graduale nei prossimi anni renderebbe le esportazioni statunitensi più competitive e persuaderebbe i paesi emergenti a importare maggiormente dagli Stati Uniti, contribuendo a riequilibrare l’economia globale. Finora quest’anno, l’indice del dollaro statunitense, che misura il valore del dollaro rispetto a un paniere delle valute dei suoi principali partner commerciali, è sceso di circa il 10%.
Emergenti al galoppo per recuperare lo ‘sconto’
Attualmente i titoli dei mercati emergenti sono scambiati con uno sconto storico di circa il 50% rispetto alle azioni statunitensi, Stimiamo che il fair value si stimi intorno al 20% di sconto, data l’attuale incertezza geopolitica a livello mondiale. Ciò lascia comunque un significativo potenziale di rialzo per le azioni dei mercati emergenti rispetto a quelle statunitensi.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

