Il mercato sembra calmo in superficie. Alberto Tocchio, head of Global Equity and Thematics di Kairos Partners SGR, commenta l’attualità dei mercati

Partiamo dai rendimenti americani, che sono tornati a salire rapidamente, riportando sotto i riflettori la “soglia del dolore” del 5% sul trentennale, quella che tanto fa innervosire Trump. Dietro a questo rialzo ci sono deficit pubblici enormi, inflazione ancora appiccicosa e — non dimentichiamolo — tensioni politiche sulla Fed. C’è persino circolata la voce, poi smentita, che Trump volesse licenziare Powell. Eppure, attenzione: questi tassi in salita non sono solo frutto di cattive notizie — stanno arrivando anche dati macro sorprendentemente solidi.
Lo scenario base per gli Stati Uniti? Una crescita moderata, con un’inflazione che fatica a scendere
Ma ci sono dei rischi all’orizzonte: le politiche commerciali restrittive e i limiti all’immigrazione potrebbero fare più danni che benefici, anche con lo stimolo fiscale in corso.
Nel mercato del lavoro ci si aspetta un rallentamento graduale: meno assunzioni, disoccupazione in lieve aumento e stipendi che crescono lentamente. I consumi? In crescita nominale, ma quasi piatti in termini reali.
Spostiamoci in Europa. Dopo una buona partenza d’anno, l’economia sembra aver ristagnato nel secondo trimestre.
L’Irlanda, che aveva dato una spinta impressionante con un +7,4% nel primo trimestre, ora rischia un forte rimbalzo tecnico al ribasso. L’inflazione sembra invece stabilizzarsi. Fa però riflettere un dato dal Regno Unito: le famiglie stanno risparmiando come nel 2008, segno evidente di timori su economia, inflazione e possibili aumenti delle tasse. Non è un bel segnale.
Questa sarà una settimana densa anche sul fronte delle banche centrali. Dopo sette tagli consecutivi, la BCE si è fermata, dicendo che da ora in poi ogni decisione verrà presa riunione per riunione. Ma il mercato non ci crede del tutto: si aspetta ancora un paio di tagli entro fine anno.
E ora l’attenzione si sposta sulla Fed, che non dovrebbe toccare i tassi, ma che potrebbe aggiornare le stime di inflazione al rialzo. Le recenti tensioni rendono la situazione ancora più delicata.
Occhi puntati anche sulle banche centrali di Inghilterra, Cina e soprattutto Giappone, dove la crisi politica in corso potrebbe spingere la BoJ ad essere più prudente, anche se il governatore Ueda non sembra intenzionato a mollare la presa su un’inflazione ancora alta.
In sintesi, il mercato rimane solido — e siamo in un mese storicamente positivo
Le trimestrali continuano a sostenere l’umore, insieme ai dati macro, ma occhio al posizionamento degli investitori, sempre più carico, soprattutto in Europa dove il sovrappeso relativo è ai massimi da cinque anni, secondo alcune survey.
Negli Stati Uniti, il mercato è insolitamente tranquillo: da tre settimane non vediamo movimenti giornalieri superiori all’1%. I retail americani e i fondi sistematici potrebbero presto fermarsi negli acquisti, avendo già posizioni molto piene. Ma attenzione: l’idea di una correzione ad agosto è così condivisa che rischia di essere… troppo scontata. Finché i tassi non salgono ancora, l’azionario potrebbe semplicemente continuare a muoversi in un range.
Forse, più che temere un pullback, dovremmo riflettere sulla composizione dei portafogli, perché il movimento in atto potrebbe essere più duraturo di quanto sembri. Magari non è solo un rimbalzo estivo: è una nuova fase di allargamento del mercato e i nuovi massimi di sempre anche dell’SPX equal weight sono importanti.
Redazione
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