Mabrouk Chetouane, Global Head of Market Strategy di Natixis IM Solutions

“La domanda interna sta sostenendo la crescita economica degli Stati Uniti, dove una rivoluzione industriale sta per avere inizio. In Europa la situazione non è così negativa, nonostante le aspettative siano contrastanti, e, se si considerano le indagini sui consumatori e le aspettative sull’inflazione, ci sono motivi per essere ottimisti” ha commentato Mabrouk Chetouane, Global Head of Market Strategy, in apertura della conferenza stampa sull’outlook 2026 di Natixis IM Solutions.
I CONSUMI SOSTENGONO IL PIL AMERICANO
Negli Stati Uniti, vista la carenza di dati ufficiali a causa dello shutdown, è complesso fare delle previsioni, ma, per l’asset manager, non è certamente impossibile valutare la situazione corrente. I consumi continuano a sostenere l’attività economica degli Usa che, secondo Chetouane, è trainata da due fattori: l’effetto ricchezza generato dalla performance positiva del mercato dei capitali e la conseguente fiducia dei consumatori.

Le attese sono che questa condizione continui anche nel quarto trimestre, vista la performance degli indici di borsa. Le stime della società per il Pil del terzo trimestre sono intorno al +2,5-3%: “Ciò significa che, se anche la crescita del quarto trimestre dovesse essere 0, il 2025 chiuderebbe a +1,8%, sopra le previsioni del mercato e della Fed, che sottostima la forza del ciclo economico degli Stati Uniti” ha rimarcato lo stratega.
La ipotizzata debolezza dell’attività economica nel quarto trimestre è ascritta agli effetti dello shutdown e dell’indebolimento del mercato del lavoro.
INFLAZIONE SOTTO CONTROLLO
Chetouane si aspetta tagli dei tassi d’interesse sino a raggiungere il livello di neutralità (3%) nell’arco del 2026, con il Pil in ripresa al 2%, dopo avere toccato i minimi nel quarto trimestre 2025 e nel primo del prossimo anno. L’asset manager non nutre neppure particolare preoccupazione per l’impatto dei dazi sull’attività economica, considerato il fatto che “il 75% dei beni consumati sono prodotti negli Usa”, e sull’inflazione.
Lo stratega ha ricordato, a tale proposito, che il caro vita non è neppure tra le preoccupazioni della Fed, che invece guarda con più attenzione le dinamiche presenti nel mondo del lavoro per le decisioni di politica monetaria. Di fatto, se si considera che cosa è prezzato nel mercato, sia gli inflation swap a 2,5 e 10 anni, sia il differenziale tra il 10 e il 2 anni swap rate non rivelano attese di ripresa dell’inflazione. In questo contesto, l’asset manager si attende che la divisa americana rimanga stabile, in linea con le attese sull’economia del Paese.
L’EUROPA DEVE INVESTIRE DI PIÙ
Se gli investimenti, soprattutto legati alla tecnologia e nel settore delle infrastrutture, sono un traino significativo per il Pil americano, in Europa. secondo Chetouane, la situazione è molto diversa in Europa: senza misure di stimolo e incentivi, l’economia del Vecchio Continente è destinata a rimanere indietro rispetto a quella degli Stati Uniti. La domanda e il capex sono troppo bassi in Europa. Per quanto riguarda la prima, è una diretta conseguenza dell’aumento del saggio di risparmio: 20% in Germania e 19% in Francia, mentre negli Usa è 4-5%.
Una domanda debole significa consumi fiacchi e, di conseguenza, investimenti limitati. È quindi necessario stimolare l’attività economica con tutti i mezzi a disposizione per uscire da questa fase d’impasse. Da questo punto di vista, l’asset manager ritiene che la Bce potrebbe ricoprire questo ruolo riducendo i tassi d’interesse sino a raggiungere l’1,5% in uno scenario dove, anche per l’Europa, l’inflazione non è più un problema, sia per quanto riguarda il caro energia (Usa e Arabia Saudita hanno aumentato la produzione di greggio), sia per i dazi americani, che alla fine avranno una sorta di effetto deflazionistico (le merci verso gli Stati Uniti potrebbero essere dirottate verso il Vecchio continente).
Ma ci sono anche delle notizie positive … L’economia tedesca dovrebbe tornare a crescere dal +0,2% previsto per quest’anno fino a raggiungere un intervallo compreso tra lo 0,7% e lo 0,9% nel 2026, grazie al consistente piano d’investimenti annunciato a marzo dal nuovo Cancelliere. Le aziende teutoniche, che avevano smesso di investire con l’’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, dovrebbero riprendere a farlo soprattutto nell’ambito delle infrastrutture, fenomeno che sta avvenendo in Italia grazie al Pnrr.
Nella stessa Francia, nonostante l’instabilità politica, gli investimenti fissi lordi da parte delle imprese stanno riprendendo. Quindi, non solo spiragli di luce per il Vecchio continente, ma anche dati concreti che rendono l’asset manager fiducioso guardando agli sviluppi per il prossimo anno.
Pinuccia Parini
Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav

