L’outlook per il 2025 di BNP Paribas a cura di Luigi Speranza, global head of Markets 360 & chief economist, e Luca Pennarola, senior Europe economist

È difficile fare previsioni su quale saranno le ricadute della politica della nuova amministrazione americana sull’economia del Paese e su quella mondiale perché mancano i dettagli: tempistica, dimensioni e sequenza. Le ragioni sono ovviamente legate al fatto che  sono diversi gli elementi che potrebbero costituire il pacchetto delle misure annunciate durante la campagna elettorale. Tuttavia, ciascuna di queste ha un differente impatto sul tessuto economico ed è opportuno verificare quali saranno gli effetti finali. Con queste considerazioni, Luigi Speranza, global head of Markets 360 & chief economist, accompagnato da Luca Pennarola, senior Europe economist, hanno aperto il global outlook 2025 di Bnp Paribas.

INCOGNITA USA

Secondo Speranza, infatti, se la deregolamentazione è da vedersi come un elemento positivo, la politica fiscale non dovrebbe fungere da particolare stimolo, visto che la riduzione della corporate tax dovrebbe essere marginale, e, sia la politica migratoria, sia quella commerciale rischiano di alimentare le attese inflattive. L’ipotesi di fondo è che Trump attuerà la maggior parte, se non tutte, le promesse fatte in campagna elettorale in materia di politica estera, economica e commerciale, comprese quelle che potrebbero danneggiare l’economia statunitense, come le tariffe sulle importazioni.  Lo scenario di base di Bnp Paribas è che i dazi sulla Cina e sul resto del mondo aumentino, rispettivamente del 25% e del 3%. Per il momento, Speranza vede l’eccezionalismo Usa continuare, anche se nella seconda parte si farà sentire l’eventuale impatto delle tariffe, che renderanno l’inflazione più persistente. Infatti, lo stato attuale dell’economia statunitense è molto diverso da quello del 2018, quando Trump implementò per la prima volta i dazi. Con un indice dei prezzi al consumo al di sopra dell’obiettivo, aspettative di prezzo vulnerabili a nuovi shock e una crescita superiore al trend, l’economista non pensa che la Fed si limiterà a “guardare in faccia” una ripresa delle pressioni inflazionistiche guidata dai dazi. Inoltre, è probabile che il mercato del lavoro statunitense si restringa ulteriormente in caso di riduzione dei nuovi arrivi netti, riducendo la capacità dell’economia di assorbire l’aumento dei prezzi importati. L’inflazione è prevista attestarsi al 2,9% nel 2025.

LA FRAGILITÀ DELL’EUROPA

La Banca d’investimento ritiene che i problemi strutturali e ciclici della Cina e dell’Europa abbiano delle similitudini, ma la risposta della politica monetaria non è ancora debitamente prezzata. Nell’Eurozona, ha argomentato Pennarola, la crescita è già fragile ed è improbabile che l’imposizione di dazi sulle importazioni si riveli inflazionistica, consentendo alla Banca centrale europea di continuare a tracciare un rapido percorso di ritorno a una politica più neutrale. Le attese sono per una crescita dell’1%, con l’inflazione al 2,1%. È probabile che l’Unione continui a guadagnare terreno, sostenuto dall’aumento dei redditi reali, dall’allentamento delle condizioni di credito, dalla forza di fondo delle economie periferiche (in particolare della Spagna) e dall’atteso aumento della spesa fiscale. Tuttavia, Pennarola ritiene che questi fattori compensino solo in parte l’aumento del freno derivante dall’incertezza della politica commerciale, dal rallentamento della crescita potenziale della Germania, dall’inasprimento della politica fiscale della Francia e dall’aumento delle tariffe sulle importazioni. In merito alla situazione francese, il senior Europe economist ha però ricordato che, poiché il tasso di crescita potenziale del Paese è superiore rispetto ad altri paesi della regione, la contrazione dell’attività economia provocata da misure restrittive potrebbe essere facilmente sostenuta. Infine, il dibattito in corso sulla possibilità di una spesa comune, come potrebbe accadere per l’istituzione di un fondo legato alla difesa, è un aspetto interessante da considerare visto che le discussioni politiche in merito sono a uno stato più avanzato di quanto il mercato non stia scontando.

E DELLA CINA

Il rallentamento strutturale e ciclico della Cina sembra destinato a proseguire anche nel 2025 e le previsioni di Bnp Paribas sono per un Pil in aumento del 4,5%, rispetto al 4,9% di quest’anno. Il tasso d’inflazione complessiva dovrebbe aumentare, soprattutto a causa dei prezzi dei generi alimentari, ed è stimata una modesta espansione fiscale nel bilancio 2025 (che sarà annunciato a marzo) che includerà un aumento dell’emissione di titoli di stato pari a circa il 2% del Pil.

POLITICHE MONETARIE DIVERGENTI

Il quadro delineato porta la Banca d’investimento ad attendersi un ampliamento del differenziale dei tassi di interesse tra Fed e Bce: alla fine del 2025 il differenziale di rendimento a 2 anni tra Stati Uniti e Germania sarà più ampio di circa 45 pb rispetto a quanto attualmente previsto dai forward. Per quanto riguarda la duration, Bnp Paribas ritiene che grazie alla combinazione di politiche divergenti e valutazioni interessanti, l’Eurozona sia un luogo più interessante degli Usa per detenere una posizione più lunga sulla duration lunga, con la possibilità che il rendimento del Bund a 10 anni scenda sotto il 2% nel 1° trimestre. È probabile che la Pboc continui a tagliare i tassi per contrastare la deflazione e le pressioni al ribasso sulla crescita, ma il ritmo dei tagli dovrebbe rallentare una volta che il tasso di policy avrà raggiunto l’1%, un livello psicologico fondamentale per i policymaker. A livello valutario, l’allargamento degli spread dei tassi d’interesse front-end è atteso portare il cambio EurUsd fino alla parità, mentre quello UsdRmb dovrebbe stabilizzarsi intorno a 7,5. Il contesto creditizio benigno, nonostante l’incertezza diffusa, e i rendimenti elevati sono attesi attirare la domanda degli investitori: Bnp Paribas privilegia nel primo semestre i titoli ciclici e l’Europa agli Stati Uniti.

 


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Pinuccia Parini

Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav