Quali variabili incidono attualmente sul prezzo del petrolio? Perché i rischi geopolitici propiziano tanta volatilità sulle quotazioni dell’oro nero?

La dittatura dell’Opec

I flussi di petrolio sono condizionati dall’operato di un attore di primo piano: l’Opec. I suoi quindici soci, capitanati dall’Arabia Saudita, controllano il 40% del greggio e le sue esportazioni pesano per il 60% su quelle globali (Dati: Agenzia Internazionale per l’Energia). La stessa Opec ritiene di possedere il 79,4% delle riserve planetarie. Nel 2019 il cartello petrolifero ha immesso nel mercato in media 80,6 mln di barili al giorno (volumi che hanno risentito del taglio alla produzione deciso dai soci a luglio per supportare le quotazioni). La morte del cartello è stata annunciata più volte -anche a causa dei rapporti non proprio idilliaci tra alcuni dei soci- ma fino a questo momento l’Opec ha resistito a tutti gli scossoni come se i paesi membri avessero stipulato un primordiale patto di sangue.

Una questione di inventari

Anche i principali consumatori cercano di controllare l’andamento del prezzo del barile. Gli Usa sono il primo consumatore di greggio a livello globale, tuttavia, il dilagare del fracking sta consentendo al gigante nordamericano di scalare le classifiche tra i produttori (le ultime statistiche posizionano gli usa al primo posto di questa classifica). Lo stock di greggio accumulato dagli Usa può rappresentare un elemento di primo piano nel processo di controllo dei prezzi del barile. Se il fracking darà agli Usa piena autonomia energetica, le importazioni Usa potrebbero subire una riduzione tale da impattare negativamente sui prezzi (ma senza eccessi perché gli usa hanno bisogno di determinati livelli di prezzi per poter continuare a giustificare la produzione da fracking).

Donald Trump, Vladimir Putin e Mohamed Bin Salman

Sono i tre signori del petrolio. Regolano la domanda e l’offerta con le loro scelte strategiche. Il risultato è che -per ragioni molto diverse- tutti e tre hanno interesse a mantenere la quotazione del barile in prossimità dei 70 dollari.

 

Il delicato enclave di Ormuz

Lo stretto di ormuz è sotto la giurisdizione dell’Iran. Ormuz è un passaggio obbligato per il greggio che dall’Arabia Saudita inizia il suo viaggio attraverso il Golfo Persico. Per Ormuz passa un terzo del greggio in viaggio verso le principali raffinerie del pianeta.

Esiste una tassa per il rischio terrorismo?

Voci di mercato affermano di si. I sauditi sarebbero riusciti ad evitare alcune decine di attentati terroristici negli anni successivi al crollo delle torri gemelle a New York. Con il barile a 70 usd, la tassa per il terrorismo si aggirerebbe intorno ai 12 usd, il 18% del prezzo. La fattura annua supererebbe i 70 mld di usd all’anno.

La polveriera medio-orientale

John Miller, ex comandante della Quinta Flotta Usa, ha messo in guardia dall’impennata dei rischi che potrebbero arrivare da quest’area per il mercato internazionale del petrolio. In un’intervista rilasciata a Foreign Policy, Miller descrive la posizione dell’attuale Governo usa come ‘fortemente orientata’ all’intervento militare nell’area.

La posizione degli alleati Usa

Il Giappone si è smarcato da qualsiasi ipotesi di conflitto contro l’Iran. Anche i partner europei non sembrano propensi ad affiancare gli usa in un conflitto in Medio oriente. Solo l’Arabia Saudita è propensa ad appoggiare un intervento militare nell’area.

Gli Usa boicottano il gasdotto tra Russia ed Europa

Il Nord Stream 2 non piace a Trump. Nord Stream 2 è il canale attraverso il quale la Germania punta a soddisfare il fabbisogno domestico di gas. Washington ha minacciato Berlino con potenziali sanzioni. Gli Usa non vogliono che ci siano altri corridoi, tali da ridurre il loro controllo sulla distribuzione di energia.

Nuove potenze produttrici si affacciano sulla scena

Secondo l’Fmi, la Guyana crescerà dell’86% nel 2020. La ragione del boom del suo Pil -che passerà dai 4 mld di usd ai 15 mld di usd entro il 2024- risiede proprio nell’oro nero. Nell’arco di un decennio, il peso del settore petrolifero sull’economia del paese raggiungerà il 40%.

 


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.