Nuove sfide attendono la crescita cinese. Pressioni deflazionistiche all’orizzonte mettono in discussione la capacità del governo di sostenere la crescita. Tiffany Wilding, Economist, e Stephen Chang, Portfolio Manager di Pimco

 

 

Tiffany Wilding

 Il recente crollo del settore immobiliare cinese è paragonabile per entità a quello che ha interessato il Giappone negli anni ’90 e gli Stati Uniti nel 2008. Ciononostante, l’economia cinese nel suo complesso è riuscita comunque a crescere di circa il 4,5-5% all’anno, con ripercussioni limitate sui mercati finanziari globali.

 

Questa resilienza è in gran parte dovuta alle politiche governative che hanno stimolato la crescita in altri settori, contenendo al contempo il contagio dal settore immobiliare e distribuendo le perdite nel tempo.

 

Nel 2024 questa politica ha funzionato in larga misura: i materiali originariamente prodotti per il settore immobiliare cinese, come l’acciaio e il cemento, sono stati invece esportati in molti mercati emergenti, mentre i prodotti cinesi nel settore dell’energia verde hanno conquistato i mercati europei aumentando la quota di mercato globale.

 

 

Il modello di crescita cinese basato sull’offerta e sulle esportazioni sta ora incontrando dei limiti

 

Molte economie emergenti hanno innalzato le tariffe doganali e le barriere commerciali sui prodotti cinesi, l’Europa ha avviato indagini sul dumping dei prodotti cinesi e gli Stati Uniti hanno aumentato le tariffe doganali, limitando l’accesso della Cina al proprio mercato. Sebbene i recenti incontri abbiano portato a una tregua nelle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, le relazioni tra i due paesi rimarranno probabilmente instabili e il volume degli scambi continuerà a seguire un trend al ribasso nel lungo termine.

 

Nel complesso, gli ultimi dati indicano che, nonostante una crescita del PIL reale superiore alle aspettative. Tuttavia in prospettiva, le scorte non possono continuare ad accumularsi se la Cina desidera contrastare le tendenze deflazionistiche e mantenere un’economia stabile. I responsabili politici cinesi hanno recentemente sottolineato una campagna “anti-involuzione” per contrastare l’intensa concorrenza e concentrarsi su una crescita di qualità superiore. Tuttavia, a meno che la Cina non sia disposta a stimolare con maggiore forza la domanda interna o a tollerare una crescita più lenta della produzione, i prodotti cinesi dovranno continuare ad essere esportati con ulteriori sconti sui prezzi per smaltire i livelli delle scorte.

 

Gli stimoli fiscali sono in arrivo, ma finora hanno avuto un impatto limitato e le pressioni deflazionistiche potrebbero continuare a diffondersi a livello globale, con i paesi che hanno basse barriere commerciali, come molti in Europa, che saranno i più colpiti.

 


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.