Em tra i preferiti sia per la parte government bond che per quella azionaria. L’asset allocation a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management

emergenti

A nostro avviso, i mercati obbligazionari stanno sottovalutando il rischio di inflazione, sia per quanto riguarda la pressione al rialzo sulle componenti dell’inflazione core statunitense dei prezzi al consumo, sia per la possibilità che i dazi abbiano effetti inflazionistici nel breve termine.

Il nostro unico sovrappeso è nei titoli di Stato dei mercati emergenti in valuta locale (Cina esclusa), che continuano a beneficiare della debolezza del dollaro, nonché dei buoni fondamentali economici nazionali e degli elevati tassi reali relativi.

Le azioni dei mercati emergenti rimangono un punto di forza nei mercati globali

Si sono dimostrate resilienti di fronte ai dazi statunitensi, in quanto il forte consumo interno ha contribuito ad ammortizzare l’impatto dei danni causato al commercio. I Paesi emergenti hanno un vantaggio in termini di crescita del PIL di circa il 2% rispetto alle economie sviluppate, il maggiore dai primi anni 2000.

Riteniamo che le azioni dei mercati emergenti siano destinate ad offrire rendimenti interessanti nei prossimi mesi e prevediamo che le aziende con sede in queste economie registreranno una crescita degli utili superiore al 10% sia quest’anno che il prossimo, ben al di sopra rispetto alle loro controparti sviluppate. I titoli degli emergenti beneficiano anche di valutazioni interessanti: il loro rapporto P/E a termine si attesta in media attorno a 13, un valore ingiustificatamente inferiore del 33% a quello dei mercati sviluppati. Anche la prospettiva di un declino strutturale del dollaro è a loro vantaggio, in quanto migliora la competitività delle esportazioni e stimola i flussi di investimenti esteri.

Siamo ottimisti anche sulle azioni cinesi, sebbene l’economia abbia recentemente mostrato un rallentamento

Nonostante il crollo del 44% delle esportazioni verso gli Stati Uniti tra marzo e luglio, ricordiamo che queste rappresentano solo il 3% circa del PIL cinese e non sono più una fonte primaria di crescita. Pechino, inoltre, dispone di margini per sostenere ulteriormente l’economia con stimoli più coordinati. Le blue chip, ad esempio, hanno registrato un aumento di oltre il 10% solo nello scorso mese, poiché i piani del governo per aumentare la produzione di chip avanzati hanno alimentato le aspettative di un boom dell’IA domestica, sbloccando così i risparmi nazionali e canalizzando la liquidità guidata dagli incentivi verso i mercati azionari. Aiutati da un dollaro più debole, hanno fatto bene anche altri mercati emergenti. Le azioni latinoamericane hanno sovraperformato con un guadagno superiore al 6%, con la regione che ha beneficiato dalla domanda di materie prime, riflettendo i guadagni nel settore dei materiali.

Tenendo conto di ciò, manteniamo la nostra posizione di sovrappeso nei mercati emergenti.

Ci aspettiamo un ulteriore indebolimento del dollaro visto che gran parte dell’impatto delle misure monetarie di Trump si riflette su proprio sulla valuta. Di conseguenza, manteniamo la nostra posizione di sovrappeso sull’euro e sul franco svizzero e il nostro pieno sovrappeso sull’oro, che continua a rappresentare una copertura importante sia contro l’inflazione che contro le preoccupazioni per gli eccessivi livelli del debito.


Unknown's avatar
Redazione

La redazione di Fondi & Sicav è un team di esperti e appassionati di finanza, specializzati nell’analisi e nell’approfondimento di fondi comuni, SICAV e strumenti di investimento. Con un approccio chiaro e aggiornato, forniscono contenuti di qualità per guidare i lettori nelle scelte finanziarie più consapevoli.