Nel 2024, nel nostro Paese è avvenuto ciò che già veniva pronosticato da tempo: gli strumenti digitali hanno superato il contante come metodo per pagare i consumi.

Nello specifico, le cifre esatte vengono riportate dall’Osservatorio Digital Content del Politecnico di Milano: «Nel 2024, il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici (la percentuale si fermava al 29% nel 2019 – n.d.r.), mentre l’uso del contante si è fermato al 41%, con la restante parte pagata tramite bonifici, addebiti in conto corrente e assegni. Tra le modalità più utilizzate, si confermano in forte espansione i pagamenti contactless, che rappresentano quasi il 90% delle transazioni elettroniche in negozio, con un transato di 291 miliardi di euro (+19%)».

L’evoluzione dei pagamenti

Forse proprio quest’ultimo dato fornisce uno degli spunti più interessanti sull’evoluzione dei pagamenti in Italia: la Penisola sta passando molto rapidamente da una situazione di marcata arretratezza a una in cui la digitalizzazione degli acquisti non solo è diventata realtà, ma lo ha fatto saltando a piedi uniti verso gli approcci tecnologici più avanzati.

I software pos esplodono

Per comprendere meglio il fenomeno, conviene rivolgersi ancora a quanto riportato dal Polimi: «Il numero di Pos in Italia ha raggiunto 3,5 milioni, con una crescita significativa delle soluzioni software Pos (152.000 unità installate, contro le quasi 40.000 del 2023). I pagamenti innovativi (tramite cellulare e wearable) raggiungono 56,7 miliardi di euro, in crescita del 53% e pari al 12% del transato con strumenti digitali». In un anno, la quantità di software Pos installati si è quasi quadruplicata: questo tipo di prodotti permette non solo di processare i pagamenti, ma anche di espletare direttamente parecchie funzioni vitali per la propria azienda, quali il mantenimento degli inventari, il calcolo del totale delle vendite e altri.

Il quadro che emerge dall’analisi appena riportata, dunque, è un continuo processo di innovazione e mutamento culturale in divenire, in cui non ci sarebbe da stupirsi se, entro pochi anni, una fetta enorme delle transazioni condotte dagli italiani nei punti vendita fisici avvenisse da smartphone a smartphone senza contatti e senza neppure tirare fuori una carta fisica.  A sua volta, l’esercente regolerebbe all’istante o quasi non pochi aspetti della gestione dell’attività giornaliera.

Via lentezza e ostacoli

Un simile paradigma appare ancora più impressionante della continua crescita dell’e-commerce, sempre più spesso basato su carte virtuali a loro volta collegate a wallet digitali: in questo caso è lo shopping fisico che in termini relativi sta sperimentando l’impatto maggiore. In particolar modo, in una realtà come quella italiana, rimasta parzialmente legata a un modello decisamente antico di piccolo commercio.

Infatti, la rivoluzione, quasi antropologica, che è arrivata nel giro di pochi anni fra gli acquirenti, è andata di pari passo con un’autentica mutazione genetica anche da parte di chi vende.

Politecnico di Milano

Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano

Interessante al riguardo quanto riportato da Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano: «Questo risultato è frutto di un percorso di tanti anni, che ha portato a cambiamenti importanti anche nell’approccio dei commercianti.

Se è vero, infatti, che storicamente gli esercenti, soprattutto quelli piccoli, sono sempre stati abbastanza ostili al mondo dei pagamenti elettronici, è altrettanto evidente che qualche cosa è cambiata negli ultimi anni e che anche i negozianti hanno compreso l’importanza dei pagamenti digitali. Il 53,5% dei piccoli commercianti ha dichiarato di preferire le carte rispetto ad altri strumenti di pagamento».

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Boris Secciani

Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.