Guido Giammattei, Portfolio Manager Emerging Markets Equity di Rbc BlueBay, ritiene che gli emerging market siano stati rapidi e rigorosi nelle loro politiche monetarie e che oggi abbiano maggiori margini di manovra
Come pensate che si muoveranno le maggiori banche centrali dei paesi emergenti?
«A ostacolare le performance positive dei mercati emergenti sono essenzialmente quattro fattori. I primi due sono in comune con i listini sviluppati, ossia l’inflazione e l’andamento dei tassi di interesse. Il terzo e il quarto elemento sono invece specifici di questa asset class. Innanzitutto, la gestione draconiana della pandemia da parte della Cina ha avuto ripercussioni importanti sull’economia domestica della Repubblica Popolare e dei paesi limitrofi fino all’inizio di quest’anno. Inoltre, sicuramente le tensioni geopolitiche, culminate con il conflitto in Ucraina, hanno contribuito al clima di avversione al rischio e di cautela nei confronti degli asset emergenti e alla forza del dollaro. Oggi ci troviamo in una situazione nella quale per molti di questi fattori il peggio sembra passato. Ad esempio, l’inflazione dovrebbe avere raggiunto il proprio picco, per diverse grandi economie in via di sviluppo (ad esempio il Brasile), che sono state rapide e rigorose nel processo di rialzo dei tassi e che si trovano attualmente a disporre di maggiori margini di manovra».
Pensate che la solidità del dollaro continuerà a essere un problema?
«Per lunghezza e intensità, il bull market del biglietto verde è fra i più lunghi e intensi mai registrati. Vari indicatori mostrano che oggi le divise di diverse economie emergenti sono estremamente sottovalutate, ad esempio in termini di posizione fiscale relativa e inflazione rispetto agli Stati Uniti. A ciò va aggiunto il fatto che la Cina dovrebbe crescere quest’anno del 5,5%, con ripercussioni positive su molte economie in via di sviluppo».
A livello azionario dove vedere le migliori occasioni?
«In questo caso è il comparto della tecnologia asiatica, in particolar modo i semiconduttori, a costituire un’area cui guardiamo con interesse. Si tratta sicuramente di un segmento ciclico, nel quale il peggio però, in termini di accumulo di scorte, dovrebbe essere alle spalle. Inoltre, a influire negativamente su andamento e valutazioni hanno contribuito le tensioni fra Cina e Usa e la prospettiva di un’America impegnata a riportare sul proprio suolo la produzione di chip. In realtà, data la complessità della filiera del comparto, riteniamo che nei prossimi anni Taiwan e Corea del Sud continueranno a mantenere una posizione dominante in tale ambito».
Boris Secciani
Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.

