A colloquio con Cesare Raseri, Responsabile Investment Grade & PIR di Eurizon

 

corporate bond

Quali opportunità offrono gli investment grade corporate bond in questa fase di mercato?

 

Il mercato corporate investment grade europeo si avvia a chiudere il 2025 con il terzo anno consecutivo di performance positive, sia in termini assoluti sia rispetto ai titoli governativi.

È un risultato significativo se si considera quanto il 2022 sia stato difficile per tutto il reddito fisso: i rialzi rapidi dei tassi avevano pesato sulla componente duration e ampliato gli spread, penalizzando le performance assolute di tutto il comparto.

Da allora il contesto è cambiato in modo sostanziale con gli investitori che hanno approfittato di rendimenti reali positivi appena l’inflazione è tornato sotto controllo e la banca centrale ha iniziato a normalizzare i tassi, elementi che hanno riportato nel mercato attori in cerca di un profilo rischio/rendimento più equilibrato.

La forza del segmento corporate negli ultimi anni deriva però anche da fattori più strutturali. Le imprese europee hanno adottato politiche finanziarie prudenti, accumulate negli anni post-pandemia e rafforzate dalle incertezze geopolitiche. La gestione attenta della liquidità, una leva più contenuta e una maggiore disciplina negli investimenti hanno contribuito a migliorare la qualità del credito. Anche il settore bancario ha continuato a rafforzarsi: livelli di capitale elevati, maggiore stabilità dei modelli di business e un quadro regolamentare più restrittivo che in passato hanno reso le emissioni finanziarie un’area di valore per gli investitori.

Questo comportamento disciplinato del settore privato contrasta con il progressivo deterioramento dei conti pubblici europei in Paesi considerati tradizionalmente “core”. Francia e Germania, in particolare, hanno visto aumentare i loro fabbisogni di finanziamento, complici le pressioni fiscali e gli investimenti necessari per affrontare le nuove sfide sia interne che esterne. Il maggior volume di emissioni governative ha reso relativamente più attraente il credito corporate, contribuendo a mantenere forte la domanda su questo segmento.

Oggi gli spread si collocano su livelli compressi, coerenti con la solidità mostrata dagli emittenti. Il supporto della politica monetaria sarà più neutrale rispetto al recente passato: la BCE appare orientata ad un periodo di stabilità dei tassi, in un contesto di inflazione in rientro e condizioni finanziarie più equilibrate.

In questo quadro, il 2026 si presenta come un anno ancora costruttivo per il corporate investment grade europeo, anche se con un profilo di rendimento diverso rispetto agli ultimi due anni. Non prevedo molto spazio per ulteriori compressioni degli spread: gli attuali livelli riflettono già il miglioramento dei bilanci societari e la fase di prudenza che le imprese hanno mantenuto.

La principale fonte di rendimento sarà quindi il carry, con spread che restano interessanti in diversi settori, a partire soprattutto da quello bancario che continua a beneficiare di fondamentali solidi e di una remunerazione adeguata al rischio anche nelle parti subordinate della “capital structure”

Quali sono le variabili che potrebbero influenzare l’andamento dell’asset class nei prossimi semestri?

Sul fronte dell’offerta, è probabile un aumento rispetto agli anni recenti. Molte aziende stanno entrando in una nuova fase di investimento legata alla trasformazione industriale e alla digitalizzazione. Questo potrebbe portare a un leggero indebolimento delle metriche di credito, pur mantenendo un quadro complessivamente sano, sostenuto da una crescita economica moderata ma stabilmente positiva.

Dal lato della domanda, mi aspetto che l’interesse resti elevato: i rendimenti reali positivi e la buona visibilità sui fondamentali continueranno ad attirare investitori domestici e internazionali.

In sintesi, il 2026 dovrebbe offrire ancora rendimenti positivi, guidati soprattutto dal carry e meno dai fattori che hanno caratterizzato gli anni precedenti. Sarà un contesto in cui la selezione tornerà a essere decisiva: non tutte le aziende affronteranno allo stesso modo la crescita degli investimenti e sarà importante distinguere chi potrà farlo mantenendo una struttura finanziaria solida.

L’investment grade europeo rimane comunque ben posizionato, sostenuto da fondamentali robusti, da una domanda strutturale e da un quadro macroeconomico più stabile rispetto a quello che ha caratterizzato la prima metà del decennio.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.