Le incertezze sulle prossime mosse delle banche centrali e sull’andamento dell’inflazione e del ciclo economico hanno occupato, nell’ultimo periodo, la mente degli investitori, forse allontanando un po’ l’attenzione da alcuni megatrend che tanto avevano attratto negli anni precedenti. Fondi&Sicav rivisita alcuni di questi temi con Paolo Paschetta, equity partner, country head Italia di Pictet Asset Management. 

Si parla così spesso di intelligenza artificiale che sembra sia diventata quasi una moda. Continua a essere un ambito interessante in cui investire?

«L’ultimo trimestre 2023 ha portato con sé dati interessanti e definito il contesto per l’anno. È emersa una tesi chiara, secondo la quale l’intelligenza artificiale (Ai) alimenterà un nuovo ciclo di spese in conto capitale, mentre la transizione tecnologica diventerà il catalizzatore di una robusta generazione di ricavi nel medio termine. A guidare le performance azionarie di inizio 2024 sono state le tecnologie abilitanti, che hanno beneficiato dell’aumento della domanda di chip Ai, mentre la memoria e l’elettronica di consumo stanno entrando in un ciclo di crescita. L’industria dei semiconduttori rimane al centro dello sviluppo tecnologico, guidata da una domanda potenziale di chip di ultima generazione superiore all’offerta e dall’ottimizzazione dell’inferenza, ovvero la velocità con la quale i modelli di Ai generativa sono in grado di rispondere agli input degli utenti».

Quindi, nonostante le performance di alcuni titoli negli ultimi 15 mesi, ci sono ancora opportunità da cogliere?

«Gli ultimi 15 mesi sono stati entusiasmanti per il tema del digitale e della robotica. Ma crediamo che le opportunità legate all’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale siano reali, durature e ancora con ampio potenziale di realizzazione. Rispetto alle precedenti ondate di innovazione tecnologica, essa si distingue per due aspetti: i casi d’uso dell’Ai sono chiari, sostenuti da solidi fondamentali e la sua adozione non richiede una “migrazione di piattaforma” su larga scala o grandi investimenti da parte di singole aziende, poiché il cloud computing  e l’opensource abilitato dagli hyperscaler della tecnologia (le cosiddette BigTech) ha accelerato e “democratizzato” l’accesso alla tecnologia d’avanguardia». 

Ciò significa che assisteremo a ulteriori investimenti nella digitalizzazione?

«Noi crediamo che l’Ai possa sbloccare nuova crescita economica e incrementare l’efficienza in un’ampia gamma di settori. Solo in Italia, stima Microsoft, l’integrazione dell’Ai potrebbe creare un valore aggiunto annuo pari al 18% del Pil, a patto che si realizzino due condizioni: risolvere la bassa digitalizzazione delle imprese italiane, in particolare nelle piccole e micro aziende, e colmare la carenza di lavoratori con competenze digitali. L’Ai svolgerà un ruolo chiave nella rivoluzione tecnologica, e non parliamo solo di quella generativa: se aggiungiamo altri tipi di Ai, come l’elaborazione del linguaggio naturale, il machine learning e l’analisi predittiva, il potenziale di questa tecnologia per rimodellare l’economia globale è enorme. Inquadrando la digitalizzazione in maniera più ampia, riteniamo che ci siano importanti elementi a supporto di questo tema, nel quale investiamo attraverso la nostra strategia Pictet-Digital: tra i principali annoveriamo la ripresa degli investimenti informatici dopo due anni di stop; la riaccelerazione della spesa cloud al termine di una fase di ottimizzazione nell’ambito It (con un chiaro vantaggio per gli hyperscaler); la nascita di nuove business unit per lo sviluppo del cloud computing; le sinergie tra colossi della tecnologia finalizzate ad aumentare la competitività nazionale; la crescita della domanda di pubblicità online, spinta da eventi come le elezioni Usa e le Olimpiadi; l’espansione dell’e-commerce e dell’intrattenimento, grazie all’ottimizzazione del tasso di penetrazione online e dell’interazione; infine, la sicurezza informatica, ritenuta una priorità assoluta di investimento dai chief  technology officer».

Nella classifica dei rischi globali per gravità nei i prossimi due anni, stilata dal World Economic Forum, i cyberattacchi occupano le prime posizioni. Qual è l’impatto dell’Ai sulla cybersecurity?

«Gli attacchi informatici rappresentano già una grave minaccia: ogni 39 secondi si verifica un’infiltrazione di hacker e si stima che ogni giorno vengano sottratti 3,8 milioni di dati in modo illecito. Non sorprende, perciò, che, secondo Gartner, il settore della cybersecurity sia destinato a crescere di quasi il 14% quest’anno. Tuttavia, vista la sempre maggiore diffusione dell’Ai, riteniamo che in futuro la sua crescita potrebbe essere ancora più rapida.Poiché è in grado di aumentare la portata e la gravità degli attacchi, l’Ai darà sicuramente un impulso maggiore agli investimenti nella cybersecurity in un’ampia gamma di settori. I modelli linguistici di grandi dimensioni (Llm), che alimentano le nuove forme di Ai, stanno semplificando le competenze di programmazione, il che a sua volta significa che sarà più facile produrre malware e diffonderli. L’Ai generativa amplia quindi la portata della disinformazione e consente agli hacker di vagliare senza alcuna difficoltà le informazioni ottenute e di colmare eventuali lacune nei dati. Per queste ragioni, due terzi delle aziende stanno pianificando di aumentare, rispetto al 2022, il budget destinato alla sicurezza informatica, spinte dalla paura di subire perdite finanziarie. Alla luce di queste considerazioni, riteniamo che ci sia una grande opportunità per il tema della sicurezza, nel quale investiamo tramite Pictet-Security. Le aziende di cybersecurity in grado di adottare l’Ai per mettere in atto soluzioni di difesa digitale avranno solide prospettive di crescita nei prossimi anni. E ciò vale soprattutto per coloro che privilegiano investimenti in infrastrutture».

Anche nella robotica e nell’automazione industriale c’è un impatto dell’Ai?

«L’industria della robotica è entrata in una nuova fase della sua evoluzione ancora più dinamica. I progressi tecnologici, che si tratti di Ai o di semiconduttori (sempre più piccoli e potenti), stanno aprendo la strada allo sviluppo e all’adozione di una nuova generazione di macchine più sofisticate. Tendenzialmente, sono due i temi chiave che, secondo noi, traineranno il tema nei prossimi anni, entrambi al centro della nostra strategia Pictet-Robotics: il re-shoring, con le sue declinazioni near-shoring, on-shoring e friend-shoring, e la potenza di calcolo».

Come influiscono sul mercato questi fenomeni?

Governi e aziende stanno incrementando gli sforzi per riportare la produzione sul territorio nazionale o almeno nelle immediate vicinanze. Tutto ciò dovrebbe alimentare la domanda di robot industriali per equipaggiare questi nuovi stabilimenti oltre che di attrezzature e soluzioni software per l’automazione. Secondo un recente sondaggio condotto da Abb Robotics, circa il 41% delle aziende manifatturiere statunitensi intende accrescere l’automazione delle proprie fabbriche.Parallelamente, macchinari più sofisticati e software sempre più intelligenti, come ChatGpt, richiedono crescente potenza di calcolo e di elaborazione dati. Tra i beneficiari naturali dell’esplosione dell’Ai troviamo: le società di semiconduttori, alle quali è richiesto di produrre chip sempre più piccoli, sofisticati e veloci; le aziende di automazione della progettazione elettronica (Eda), che forniscono soluzioni software per accelerare la fase di progettazione, migliorando al contempo la potenza e l’efficienza di calcolo dei chip; le imprese produttrici di apparecchiature per semiconduttori. In estrema sintesi, mentre l’Ai sta alimentando una nuova ondata di innovazioni capaci di impattare sulle abitudini di vita delle persone, il processo di diversificazione delle catene produttive contribuirà a dare nuova linfa alla domanda di automazione. Si tratta di opportunità di medio-lungo termine estremamente interessanti per gli investimenti tematici».

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Pinuccia Parini

Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav