La stabilità Mattarella-Draghi determinerà una minore volatilità dei Btp in una fase in cui i Bund vedono salire i rendimenti. L’analisi di Dws, NNip, Mfs e S&P

Oliver Eichmann, head of rates, fixed income EMEA

La combinazione di un ulteriore mandato per il presidente Sergio Mattarella e la permanenza di Mario Draghi come Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi è l’esito delle elezioni presidenziali in Italia più favorevole ai mercati.

Se l’ex presidente della Banca Centrale Europea si fosse trasferito al Quirinale come Presidente della Repubblica, i mercati avrebbero potuto dubitare che le milestones e gli obiettivi stabiliti nel Piano di Ripresa e Resilienza sarebbero stati raggiunti, anche se fosse stato nominato allo stesso tempo un nuovo Primo ministro, evitando così nuove elezioni. Le milestones e gli obiettivi stabiliti nel piano sono un prerequisito per l’erogazione dei futuri fondi dello strumento di ripresa e resilienza dell’UE, pari a 191 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’ulteriore sviluppo del premio al rischio dei titoli di stato italiani, ci aspettiamo comunque un moderato aumento su un orizzonte di dodici mesi.

Partiamo dal presupposto che la Banca Centrale Europea, molto probabilmente, interromperà gli acquisti netti di obbligazioni alla fine di quest’anno. Allo stesso tempo, è probabile che il rendimento dei Bund decennali salga ulteriormente quest’anno nella fascia del più 0,2%. Entrambi i fattori potrebbero indurre gli investitori ad adottare un atteggiamento un po’ più cauto verso i titoli di stato italiani. Ci aspettiamo un moderato aumento del differenziale di rendimento dei titoli di stato italiani decennali rispetto ai Bund a circa 1,5 punti percentuali nel corso di un anno.

Maarten Geerdink, head of european equities di NN Investment Partners, su elezione Presidente della Repubblica Italiana:

Il risultato delle elezioni presidenziali in Italia è stato accolto positivamente questa mattina dai mercati finanziari. Con la rielezione di Mattarella, la posizione di Mario Draghi come primo ministro è mantenuta e l’esecuzione di riforme strutturali e grandi investimenti nell’economia italiana sono, per ora, assicurati.

Lo spread dei titoli di stato italiani rispetto alla Germania è sceso e i mercati azionari in Italia hanno aperto al rialzo. Soprattutto le aziende che sono esposte all’economia locale italiana beneficiano del risultato. I pesi massimi dell’indice italiano come Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno un’esposizione significativa all’Italia e questa mattina sovraperformano il mercato più ampio.

A lungo termine, la rielezione implica che Draghi ha ora una finestra di 6-12 mesi per portare avanti l’agenda delle riforme e mettere l’Italia su una base più forte. Questo dovrebbe essere di buon auspicio per i mercati italiani nel breve e medio termine, ma le sfide rimangono in quanto queste riforme devono essere attuate in una finestra temporale che si chiude a causa delle elezioni nazionali che sono previste per il 2023 e possono portare nuova incertezza.

Annalisa Piazza, fixed-income research analyst, MFS Investment Management

La rielezione di Sergio Mattarella come Presidente e la riconferma di Draghi a Premier rappresenta il risultato migliore che l’Italia potesse sperare per i prossimi 12 mesi. Con queste premesse, i BTP dovrebbero beneficiare di una nuova stabilità e dell’integrità delle due figure più importanti sulla scena politica. Nel breve periodo, potrebbe esserci la possibilità di una lieve riduzione degli spreads contro il Bund.

 

S&P: la rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica dovrebbe sostenere la continuità politica

Secondo S&P, l’elezione di Mattarella a un secondo mandato consentirà al governo del primo ministro Mario Draghi di concentrarsi sulla realizzazione di un secondo ciclo di riforme nell’ambito dell’impegno dell’Italia previsto dal Piano di ripresa nazionale. Nell’ambito del programma Next Generation EU, l’Italia dovrebbe ricevere 191,5 miliardi di euro (poco meno del 12% del PIL) di sovvenzioni e prestiti entro il 2026.

S&P prevede che l’Italia registrerà un deficit pubblico di circa il 5,8% del PIL nel 2022 contro l’8,8% nel 2021, grazie all’eliminazione da parte delle autorità delle spese straordinarie legate alla COVID-19 e alla continua ripresa delle entrate.

S&P stima inoltre che l’economia italiana sia cresciuta del 6,5% l’anno scorso e che si espanderà ulteriormente del 4,7% nel 2022, grazie ai trasferimenti europei e al miglioramento della situazione epidemiologica a supporto della domanda interna, oltre a una solida crescita delle esportazioni.

Secondo l’agenzia di rating, la ripresa dovrebbe portare quest’anno a un leggero calo del debito pubblico netto italiano in rapporto al PIL, che si attesterà al 141,8%, rispetto a un picco del 145,4%. Tuttavia, una crescita inferiore o un ritmo più lento del riequilibrio fiscale rimangono rischi per la sostenibilità del debito.


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