A cura di Alessandro Tentori, Chief Investment Officer Europe, AXA IM

 

Alessandro Tentori

Le aspettative del mercato sulla politica monetaria sono per una normalizzazione. La Federal Reserve (Fed) si trova di fronte a un’economia resiliente. E, tende a mantenere tassi più alti più a lungo, mentre la Banca centrale europea (Bce) ha effettuato il primo taglio a giugno.

L’inflazione complessiva è in calo, anche se persiste il rischio di sorprese inflazionistiche, per esempio sul lato delle materie prime; inoltre, l’aumento dei salari continua a essere la principale preoccupazione per le banche centrali.

Sia negli Stati Uniti sia in Europa l’economia non è entrata in recessione. L’impatto della rivoluzione digitale e dell’intelligenza artificiale è indubbiamente maggiore negli Stati Uniti, dove l’economia cresce più velocemente, rispetto all’Eurozona.

Tassi e inflazione in calo rappresentano un buon contesto per il credito, che nella prima parte dell’anno ha continuato ad avere una buona performance, come già nel 2023.

Outlook per la seconda parte dell’anno

Crescita

I numeri non sono esaltanti e le nostre previsioni sono in linea con il consensus. Vediamo una bassissima probabilità di recessione, ma riteniamo che ora il consensus preveda una crescita più vicina al soft-landing.

Le stime sul rischio di recessione si attestano ormai al 5% di probabilità. Per temere una recessione dovrebbero emergere incrementi più consistenti in termini di disoccupazione, ma al momento, sia nell’Eurozona che negli Stati Uniti il mercato del lavoro è ancora in buona salute.

Parlando degli Stati Uniti, sottolineiamo che invece di andare in recessione, l’economia americana è cresciuta oltre le aspettative, continuando a generare lavoro: il mercato del lavoro ha quindi continuato a generare reddito disponibile e i consumi sono aumentati.

Inflazione

L’andamento dell’inflazione è ancora caratterizzato da alti livelli dincertezza. Il dato di giugno sull’indice armonizzato dei prezzi al consumo in Eurozona ha rivelato una sorpresa sull’inflazione “core” (che esclude cibo, energia, alcol e tabacco) evidenziando un incremento del 2,9% su base annuale. Sul dato continua a pesare la componente servizi (+4,1%). Troppa fretta da parte della Bce nel tagliare i tassi? Certamente ora la banca centrale invoca la cautela sul processo di normalizzazione, ma forse non avrebbe dovuto avere tutta questa fretta di tagliare i tassi a giugno.

Anche negli Stati Uniti ci sono diversi indicatori che fanno presagire un processo di disinflazione più lento. Per ora non ci sono nuovi scossoni, ma non escludiamo che possano arrivare nel corso dell’anno dal lato dell’offerta (materie prime).

Tassi e banche centrali

Nell’Eurozona la ripresa del ciclo congiunturale è ancora troppo timida, il che ci fa pensare che forse la fretta sia stata cattiva consigliera per la Bce che, appena l’economia e gli indici anticipatori del ciclo hanno ripreso a correre, ha tagliato i tassi.

Vedremo come si evolveranno nei prossimi mesi gli indicatori anticipatori del ciclo, come l’indice PMI, ma anche in questo contesto, con un mercato del lavoro che tira e reddito disponibile reale in aumento sia in Francia che in Germania, è auspicabile che anche il consumatore porti il suo contributo e l’economia europea possa passare da una crescita abbastanza contenuta a un livello che rifletta il potenziale dell’Eurozona.

Geopolitica

In Cina sono state adottate misure cicliche, non strutturali; pertanto, sarà necessario capire quali saranno le riforme strutturali a cui il governo intende metter mano per modernizzare il paese, con politiche volte ad espandere le reti di sicurezza sociale (dalla sanità alle pensioni) e a far crescere la classe media.

Parallelamente continuano a crescere i costi del trasporto marittimo, dovuti a tensioni geopolitiche. Se questa situazione perdurerà, eserciterà una pressione sui costi che potrebbe poi riflettersi sui consumi. Anche questo è dunque è un aspetto da monitorare.

Come posizionare il portafoglio

Sui mercati prevale la calma. Proseguono i flussi sull’obbligazionario con un accumulo della duration nonostante gli alti e i bassi del rendimento sui Treasury, e con un leggero deflusso sul comparto dei TIPS, indicizzati all’inflazione.

Continua l’interesse per l’azionario, che registra un andamento positivo, tuttavia, l’interesse maggiore resta per il comparto fixed income/monetario, dove l’attuale scenario macroeconomico si traduce in una buona performance del credito da inizio anno.

Questa performance è in linea con la nostra view: l’investimento in debito sovrano, per esempio in Btp, va affiancato con l’investimento nel segmento obbligazionario più a rischio, quello corporate, per mantenere una buona diversificazione.

Il credito europeo ci sembra un ottimo strumento per aggiungere valore in portafoglio senza avere una concentrazione sui titoli di stato.

La nostra raccomandazione anche per la seconda metà dell’anno resta quella di puntare su scadenze più brevi sul mercato fixed income e assumere più rischio nel credito.


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Redazione

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