I commenti alla reazione dei mercati a seguito dell’attacco all’Ucraina a cura degli esperti di State Street, IG Italia, Blue Bay e Gam
Altaf Kassam, EMEA head of investment strategy & research di State Street Global Advisors
Gli sviluppi geopolitici sono molto preoccupanti e hanno portato i mercati a muoversi al ribasso su tutta la linea, con il MICEX russo in calo del 30%, il rublo che si indebolisce a circa 88/USD e i futures dell’Eurozona indicati in calo del 4-5%, ma anche il NASDAQ e l’S&P500 in calo del 2-3% attualmente.
L’effetto principale delle sanzioni, che ci aspettiamo vengano annunciate più tardi, dovrebbe essere sul mercato russo, ma l’Eurozona (specialmente la Germania a causa della sua dipendenza dall’energia russa) dovrebbe essere più colpita dal conflitto tra tutti i mercati sviluppati.
La debolezza dei mercati statunitensi sembra la più evidente, e tale movimento sembra essere causato dal sentiment piuttosto che da fattori economici, in cui sembra che i mercati siano passati dalla modalità “wait and see” a quella del panico, e i movimenti potrebbero essere in realtà esagerati, spingendoci ad aggiungere un po’ di rischio in modo misurato.
Tuttavia, stiamo attenuando questo incremento di rischio con alcune coperture rispetto al pericolo di coda, in particolare in Treasuries USA long duration e futures sul VIX, e manteniamo il nostro sovrappeso sulle materie prime, che dovrebbero essere (e si stanno dimostrando) l’unica asset class che può beneficiare di questa escalation del rischio geopolitico.
In particolare, nonostante l’effetto che l’impennata dei prezzi dell’energia dovrebbe avere sull’aumento dell’inflazione globale in un contesto inflattivo già complicato, il mercato sta ora valutando che l’azione della Banche Centrali dovrebbero diventare più dovish, e che il numero di rialzi dei tassi e il loro ritmo dovrebbero diminuire. Questo è uno sviluppo che abbiamo previsto da un po’: i movimenti del mercato, specialmente negli Stati Uniti, sono esagerati.
Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
Siamo in una seduta di fortissima volatilità: l’indice di volatilità Vix ha segnato nuovi massimi annuali superando il limite di 36. Consigliamo quindi forte cautela sui mercati, poiché vediamo alcune commodity salire notevolmente e alcuni titoli azionari scendere vertiginosamente: siamo di fronte ad una giornata caratterizzata da una fortissima instabilità, in cui opportunità potrebbero presentarsi soprattutto tra le materie prime (energetiche petrolio e gas, metalli alluminio, palladio e platino e soft commodities grano mais semi di soia e olio di soia). Dal punto di vista tecnico non vediamo positivamente la rottura dei 25000 punti per il FTSE Mib, e se si dovesse tornare sotto questa soglia si potrebbero creare i presupposti per ulteriori ribassi con target a 24850 e 24500. Le azioni che la comunità internazionale intraprenderà contro la Russia determineranno lo scenario dei prossimi giorni: escalation del conflitto, sanzioni troppo pesanti e l’ipotizzata esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT penalizzerebbe molto il mercato azionario ed il settore bancario italiano, motivo per cui l’Italia è la più tiepida nei confronti di eventuali sanzioni. Sui mercati, potremmo considerarci all’interno di un ambiente in ripresa solo se superiamo i 26000 punti, ma al momento siamo di fronte ad uno scenario fortemente ribassista.
Timothy Ash, senior emerging market sovereign strategist, BlueBay AM:
“A novembre abbiamo recepito con serietà le preoccupazioni dei governi occidentali sui rischi di un attacco della Russia all’Ucraina, e di conseguenza abbiamo ridotto l’esposizione di tutti i nostri fondi. Pensiamo che la situazione sia ancora incredibilmente preoccupante e incerta. Ci aspettiamo che le principali sanzioni occidentali imposte alla Russia continuino a pesare sulla performance degli asset del Paese. Le sanzioni infatti faranno aumentare i costi di finanziamento, opprimeranno gli investimenti e la crescita, e peggioreranno il tenore di vita. L’outlook per l’Ucraina è altamente incerto. Se venisse imposto su Kiev un nuovo regime da parte di Mosca, l’amministrazione probabilmente subirebbe sanzioni paralizzanti, rendendo gli asset del Paese praticamente non investibili. I rischi di contagio sono significativi per l’Europa emergente e in particolare per la Turchia. I prezzi energetici più elevati rischiano di innescare una stagflazione globale, e i Paesi importatori di energia di tutto il mondo probabilmente ne soffriranno in modo sproporzionato”.
Tim Love, investment director responsabile delle strategie azionarie dei paesi emergenti di GAM Investments.
È importante ricordare che l’indice MSCI Emerging Markets si è notevolmente modificato. La Russia costituisce solo il 2,8%. Cina, Taiwan, Corea e India insieme costituiscono il 72% dell’indice, e sono tutti importatori di petrolio. Ci aspettiamo che la spinta verso le energie alternative e il gas naturale liquefatto (LNG) sia accelerata da questa situazione geopolitica. L’India è particolarmente sensibile a un prezzo del petrolio superiore ai 100 dollari al barile, il che avrebbe un impatto sui suoi conti fiscali e sulle proiezioni di spesa per le infrastrutture (che dovrebbero essere ridimensionate).
Arabia Saudita, Sudafrica, Brasile e Messico costituiscono un altro 17% del MSCI EM. Il resto sono Thailandia, Indonesia e Filippine (5,5%) e il Golfo (Qatar, Bahrain) al 3%, seguiti dall’EMEE (Polonia, Ungheria) al 2%. Alcuni di questi paesi sono esportatori di petrolio mentre altri sono autosufficienti.
Crediamo che il problema maggiore per gli emergenti riguardi i prezzi del petrolio. Le sanzioni alla Russia porterebbero a un aumento dei prezzi del petrolio e a un aumento generale dei premi al rischio delle azioni dei mercati emergenti. Crediamo che questo sarebbe positivo per l’Arabia Saudita e per i titoli petroliferi degli emergenti nel complesso, ma negativo per l’Europa orientale. Nel complesso, i prezzi del petrolio più alti agiscono anche come una tassa sul Nord-Est asiatico, poiché molte industrie hanno problemi con il passaggio a prezzi del petrolio più alti.
La Russia stessa è relativamente a prova di sanzioni con enormi eccedenze fiscali, delle partite correnti e riserve internazionali.
Con l’invasione dell’Ucraina delle truppe russe, si possono aspettare sanzioni molto più dure. Un problema di chiarezza sorgerebbe se si verificasse una guerra economica ibrida progettata per generare un cambio di regime verso un governo pro-Mosca senza truppe. Ci aspettiamo che la risposta occidentale sia divisa in questo scenario, ma in generale sarebbe più intensa se si verificasse prima delle elezioni di metà mandato degli Stati Uniti nel novembre 2022. In questo scenario, continuiamo a vedere opportunità in tutti i mercati emergenti, come l’Arabia Saudita e il Qatar, che saranno entrambi beneficiari diretti.
L’implicazione più grande, a nostro avviso, è che qualsiasi stato dei mercati emergenti a cui viene chiesto di denuclearizzare ora sicuramente non lo farà, poiché l’integrità territoriale non può essere garantita a meno che quel paese non sia un membro della NATO o una potenza nucleare. Di conseguenza, vediamo il mondo diventare più pericoloso.
Redazione
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