Intervista a Massimiliano Marzo, Chief Economist di Riv-Capital e Professore di Economia all’Università di Bologna

 

Cosa vi aspettate dalla Borsa italiana nel 2022? Quali settori privilegiate in questa fase e quale tipologia di titoli potrebbe performare meglio nel medio termine?
Massimiliano Marzo

Almeno dalla comparsa della crisi del debito sovrano del 2011-2012 il mercato azionario europeo rispetto a quello USA presenta elementi di sottovalutazione. Sebbene le previsioni macroeconomiche ci segnalino un ‘rallentamento’ della ripresa nel 2022, la nostra view sul mercato azionario italiano ed europeo, più in generale, è positiva.

Riteniamo infatti che con l’avvio di un ciclo espansivo del quale siamo all’inizio, il trend complessivo del mercato azionario per il 2022 possa essere considerato in crescita. I settori trainanti sono tutti legati al medicale, farma, bio, e alta tecnologia.

Ma si tratta e lo sottolineiamo, di settori trainanti, le cui performance andranno a ricadere positivamente anche sulle altre componenti del listino.

Quanto alla crescita futura, il 2021 ha visto un balzo notevole, grazie alle spinte espansive. E’ normale che il 2022 subisca un assestamento: parlare di ‘recessione’ (come alcuni fanno) con tassi di crescita previsti attorno al 4-5% è francamente eccessivo, soprattutto perché un paese come l’Italia non vede queste performance da più di 30 anni.

Non è irrilevante per la dinamica del ciclo, la componente legata alle aspettative su politiche economiche meno restrittive che nel passato: ciò ha generato un’aspettativa di maggiore domanda, che ha spinto complessivamente verso l’alto la dinamica dei corsi azionari.

L’inflazione italiana continua a salire (anche se a ritmi inferiori rispetto a quella europea). La crescita dei prezzi al consumo può aiutare a gestire meglio l’enorme debito pubblico ma potrebbe danneggiare alcune attività economiche quotate. Qual è la vostra view a tal proposito?

In questa fase del ciclo l’inflazione non rappresenta un problema eccessivo. In primo luogo, come autorevolmente rilevato da più fonti, l’inflazione è oggi originata da tensioni sulle materie prime e sulle catene del valore, prevalentemente legate alla produzione di semiconduttori e affini.

La componente di inflazione da domanda non è ancora comparsa: tutti i dati ci evidenziano come il mercato del lavoro – che, in genere, è il fattore trainante più importante dell’inflazione da domanda – è ancora in una fase di lenta ripresa.

La forza lavoro uscita da settori che hanno subito pesanti ristrutturazioni a seguito del Covid ancora non è stata riassorbita da altri: la slackness sul mercato del lavoro è il primo freno all’inflazione da domanda.

Per questi motivi, quando le catene del valore avranno riassorbito l’ingorgo produttivo, l’inflazione sarà in calo. Ciò d’altro lato, motiva la cautela delle banche centrali ad azioni di tapering troppo repentine.

In effetti, è ragionevole immaginare che le banche centrali possano tenersi pronte per eventuali ulteriori azioni espansive se la dinamica dei contagi da variante omicron potrà rappresentare un rischio per l’economia globale. Riguardo all’impatto negativo su alcune società quotate, riteniamo che il ciclo borsistico positivo al quale andremo incontro potrà compensare eventuali difficoltà provenienti dall’inflazione.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.