Alla luce della performance soddisfacente degli asset a rischio, Alessandro Tentori, chief investment officer di Axa Im presenta un breve aggiornamento dello scenario
- Macro: La sorpresa del PIL negativo anche nel secondo trimestre (-0.9%) non ha destabilizzato il mood degli investitori. Sembra ormai accettata l’idea di una economia USA più forte di quanto il dato trimestrale faccia presagire. In particolare è il mercato del lavoro a essere “red hot” con 528 mila nuovi posti di lavori creati a luglio. Il tasso di disoccupazione si attesta al 3.5%, molto vicino ai minimi pre-Covid e ai livelli visti nel 1969. L’inflazione è leggermente sotto le attese (8.5% vs le stime di 8.7%), ma anche qui sembra essersi consolidato lo scenario di un carovita più alto di quel 3.4% prezzato dai TIPS sulla media dei prossimi dodici mesi.
- Fed: Nonostante il rialzo di ben 75 punti base, il coro dei presidenti della Fed è sempre più in tonalità “hawkish”. Anche le colombe di una volta, come per esempio Neel Kashkari del distretto di Minneapolis (il geniale ideatore del TARP sarà membro del FOMC nel 2023), si sono girate e suggeriscono ulteriori forti rialzi dei tassi di interesse nei prossimi trimestri. Ma i mercati sembrano meno preoccupati di questa strategia monetaria di quanto lo fossero nel primo trimestre, vuoi per la resilienza dell’economia USA al periodo di alta inflazione, vuoi per la credibilità della banca centrale sul tema spinoso del “soft landing”.
- Wall Street: Più del 90% delle aziende dell’indice S&P500 hanno ormai riportato i risultati del secondo trimestre. Lo dico chiaro e tondo. Non si è verificato quel disastro previsto dalla maggioranza degli analisti delle banche di investimento. Con il 75% degli utili e il 63% delle vendite sopra le attese non si può certo parlare di una debacle. Inoltre reggono i margini di profitto, un segnale di resilienza del business anche in una fase di alta inflazione.
Redazione
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