Intervista a Jacques-Aurélien Marcireau, Fund Manager of Edmond de Rothschild Fund Big Data 

A dispetto delle tensioni politiche interne al Paese e degli effetti nefasti imputabili alla diffusione del Covid-19, il sentiment rialzista sui titoli tecnologici Usa continua a essere spumeggiante. Cosa vi aspettate per il 2021?

Jacques-Aurélien Marcireau

Pur rimanendo generalmente positivi sulle prospettive a lungo termine del settore tecnologico, riteniamo che la fase di normalizzazione post-Covid dei tassi di interesse a lungo termine rappresenterà un fattore negativo per la valutazione del settore di lungo periodo.

In particolare per quanto concerne le aziende vulnerabili che presentano una generazione di free cash flow negativa e una valutazione eccessiva.

La ripresa economica si sta generalizzando in tutto il mondo, sulla scia di un rapido sviluppo di quella che è la più grande campagna di immunizzazione nella storia dell’umanità. E per l’ancora elevato livello di liquidità.

Tuttavia, un cambiamento di indirizzo da parte delle Banche centrali getterà indubbiamente qualche ombra sui nomi del settore tech più fragili e sopravvalutati.

La capitalizzazione dei titoli tecnologici Usa ha superato quella dell’intero mercato azionario europeo. La capitalizzazione della sola Apple vale quanto il Pil italiano. E’ tutto oro quel che luccica?

Mentre rimaniamo ottimisti sulla traiettoria di crescita a lungo termine del settore tecnologico, a breve si profilano due fonti di rischio:

(1) la sopravvalutazione di alcuni sub-segmenti tecnologici e dei singoli titoli.

(2) i rischi normativi con cui si ha a che fare quando si parla delle cosiddette Big Tech. E soprattutto Facebook che è sempre più sotto i riflettori.

Il settore tecnologico è stato visto come un porto sicuro fin dallo scoppio della crisi. Ma non è immune da una fase di flessione degli utili, dato che i confronti tra gli utili del 2021 e quelli dell’anno scorso sono probabilmente più complessi per questi nomi rispetto ad altri settori duramente colpiti nel corso della pandemia.

Come le azioni cicliche nel settore dei consumi, o industriali, all’interno di un contesto in cui molti titoli sono prezzati al meglio.

Sul fronte normativo, poche settimane fa la Commissione europea ha deciso di provare a limitare la supremazia della FAANG attraverso una disciplina di riferimento ad hoc. Vale a dire il Digital Services Act e il Digital Market Act.

L’Unione Europea sta portando avanti una massiccia revisione della propria regolamentazione con l’obiettivo di fare pressione sulla responsabilità delle stesse piattaforme online per quanto riguarda il controllo dei contenuti illegali.

E attraverso regole più specifiche per frenare il loro crescente potere di mercato in un contesto competitivo. Anche se è difficile quantificarne l’impatto a stretto giro, riteniamo questo indirizzo di maggiore controllo come una sorta di ostacolo potenzialmente in grado di limitare ogni significativa espansione dei multipli nelle Big Tech.

I piani di regolamentazione dell’Unione Europea approdano negli Stati Uniti che stanno già facendo pressione sui giganti della tecnologia, considerati troppo grandi e troppo potenti.

Il mese scorso Facebook è stato citato in giudizio dalla FTC e da una coalizione di avvocati statali. E questa nuova denuncia potrebbe costringere la società a revocare le sue acquisizioni di Instagram e WhatsApp.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.