A colloquio con Toby Warburton, Head of Active Portfolio Management di State Street Global Advisors

 

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Negli ultimi anni, le small cap Usa non hanno tenuto il passo delle large cap. Credete che in futuro possano materializzarsi condizioni più favorevoli al segmento dei titoli a bassa capitalizzazione?
Toby Warburton

Le small-cap sono state sfavorite nel 2023. Escluse dal rally dei “magnifici sette” nella prima metà dell’anno, recentemente hanno sofferto, considerando il contesto di rischio legato allo scenario di tassi più elevati per un periodo più prolungato.

Tuttavia, riteniamo che queste azioni non debbano essere trascurate. E che vi siano opportunità di selezionare società eccellenti a prezzi convenienti.

In media, negli ultimi 20 anni le small cap dei mercati sviluppati sono state più costose rispetto alle large cap, tanto che, ad esempio, i titoli dell’indice MSCI World Small-Cap vengono scambiati a 16,9 volte gli utili del prossimo anno rispetto alle 14,8 volte dell’indice MSCI World.

Se da un lato l’attuale sconto nelle valutazioni in tutte le regioni riflette i rischi percepiti e le aspettative di crescita, dall’altro crea opportunità di sovraperformane per le small cap nel momento in cui lo scenario si normalizza. In effetti, l’analisi delle aspettative di crescita degli utili forward a 12 mesi nell’universo MSCI World e in quello MSCI Emerging Markets evidenzia che lo scenario sta cambiando.

Nella prima metà di quest’anno, gli utili sono stati ridotti lungo tutto lo spettro delle small cap. Tuttavia, a partire dalla metà dell’anno, le aspettative di crescita degli utili nei mercati sviluppati sono più elevate di quelle dei nomi più rilevanti, pur partendo da una base molto più bassa.

Abbiamo già trattato dei pericoli legati ad un’eccessiva concentrazione negli indici ponderati in base alla capitalizzazione di mercato, dove i primi sette titoli rappresentano il 19% del peso dell’indice MSCI World. La fascia delle small cap, tuttavia, offre una maggiore diversificazione, sia in termini di numero di titoli che di concentrazione degli stessi. Le prime sette società dell’indice MSCI World Small Cap Index rappresentano soltanto l’1,2% della capitalizzazione di mercato. E l’indice comprende 4.279 nomi, rispetto ai soli 1.511 dell’indice MSCI World.

In quali settori dell’economia Usa ritenete si possano individuare le migliori opportunità per investire nelle small cap?

A livello di settore, il contributo delle large cap per i rendimenti è stato dominato dai settori e dalle mega-cap. Nelle small cap il contributo è stato distribuito in modo più uniforme, con la sottoperformance del settore healthcare che ha prodotto il contributo maggiore in negativo.

Sia che si tratti di universi ampi, come l’indice mondiale o quello dei mercati emergenti, sia che si tratti di esposizioni più mirate, come quella europea, riteniamo che i gestori attivi competenti abbiano ottime opportunità di aggiungere valore ai titoli a minor capitalizzazione. E che questa asset class offra vantaggi di diversificazione rispetto alla concentrazione degli indici large cap. L’universo delle small cap offre l’opportunità di selezionare le società del futuro a prezzi vantaggiosi.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.