Le small cap statunitensi scambiano ininterrottamente a sconto rispetto alle large cap da ormai diversi anni; raramente si è registrato uno scarto così ampio. Nicolas Janvier, gestore American Smaller Companies di Columbia Threadneedle Investments 

Il 23 maggio scorso il Russell 2500 quotava a 17,5 volte sulla base del multiplo P/E prospettico a 12 mesi, rispetto a 22,2 volte dell’S&P 500, con un divario valutativo di quasi 5 volte.

Lo scarto di valutazione si è ampliato, in parte a causa delle incertezze macro e della preferenza degli investitori per le mega cap. Tuttavia, da una prospettiva di valore relativo, le small cap offrono oggi un interessante punto di ingresso. La prudenza del mercato nei confronti delle small cap genera opportunità per gli investitori lungimiranti disposti a guardare oltre la volatilità di breve termine.

Il momentum degli utili sta cambiando

Le aspettative di crescita sono più solide: le stime di crescita dell’utile per azione (EPS) prospettico del Russell 2500 superano attualmente quelle dell’S&P 500 su orizzonti di 1, 2 e 3 anni.

I trend dei ricavi confermano la dinamica: se spostiamo l’attenzione dalla crescita degli utili a quella del fatturato, osserviamo che la crescita dei ricavi prevista per le small cap tiene sostanzialmente il passo con quella delle large cap fino al 2027. Sebbene nelle ultime settimane le linee blu siano scese leggermente al di sotto delle proiezioni delle large cap, il vantaggio a medio termine rimane intatto.

Conclusioni: la combinazione di valutazioni storicamente allettanti e prospettive di crescita degli utili più solide fanno delle small cap statunitensi un investimento potenzialmente interessante per gli investitori che desiderano diversificare i propri portafogli e posizionarsi in vista della prossima fase del ciclo di mercato.