
Il vero grosso rischio per il settore è rappresentato da un rialzo importante dei tassi di interesse. Mario Cribari, responsabile investimenti Bluestar
A dispetto delle tensioni politiche interne al Paese e degli effetti nefasti imputabili alla diffusione del Covid-19, il sentiment rialzista sui titoli tecnologici Usa continua ad essere spumeggiante. Cosa vi aspettate per il 2021?
I mercati azionari occidentali sono molto cari ma chi si aspetta un crollo specifico del settore tecnologico in stile dot-com bubble del 2000 è destinato a rimanere deluso. Il settore, a differenza di quel periodo, include alcune tra le più interessanti storie di crescita del millennio.
La tecnologia è ormai entrata in ogni settore della nostra vita: dalle telecomunicazioni, alla mobilità, alla sanità, all’industria, al consumo, alle energie alternative, al settore ricreativo. Inoltre la maggior parte dei titoli “pesanti” all’interno del settore non solo fanno utili ma crescono a ritmi ben superiori a quelli del PIL, generano enormi quantità di cash flow e siedono su un ammontare esagerato di liquidità.
Detto ciò, tuttavia, occorre distinguere tra società solide, concrete e dai fondamentali forti da altre che invece appartengono al regno di “Fantasilandia”. Sono quelle che per giustificare le loro valutazioni occorre scontare decenni di espansione di fatturato e margini, essendo ancora incapaci di fare utili oggi. Ed abbiamo assistito inoltre a taluni eccessi speculativi legati ad IPO “super-calde” con rimbalzi del 100% in un giorno o al diffondersi di veicoli di investimento come gli SPAC (special purpose acquisition company) spinti dalla speculazione sulle piattaforme online da parte degli “investitori” retail.
Una eccesso quindi certamente esiste ed è pericoloso, occorre essere molto selettivi e fare attenzione a non inseguire i consigli del “vicino di casa”. Il vero grosso rischio per il settore è rappresentato da un rialzo importante dei tassi di interesse il quale potrebbe mettere in dubbio le valutazioni soprattutto della seconda categoria di società citate.

La capitalizzazione dei titoli tecnologici Usa ha superato quella dell’intero mercato azionario europeo. La capitalizzazione della sola Apple vale quanto il Pil italiano. E’ tutto oro quel che luccica?
Se parliamo della Apple, ad esempio, si è tutto oro. Valgono qui le medesime considerazioni fatte precedentemente, occorre saper selezionare, essere critici, non inseguire le mode ma è indubbio che molte delle big tech meritano quanto valgono.
Apple ad esempio (anche se non sarebbe questa la nostra prima scelta) si sta velocemente riposizionando oltre la vendita del solo hardware (PC, telefonini etc) sui servizi, sul software, sui semiconduttori, sulla mobilità autonoma, per non parlare del 5G che rappresenta una tecnologia, rivoluzionaria per alcuni aspetti, centrale nella sostenibilità di numerose novità in ambito tecnologico.
Alphabet potrebbe essere un altro esempio di società identificata superficialmente solo con Google ma che è davvero molto di più e si sta espandendo rapidamente in moltissimi altri ambiti con una potenza di fuoco impressionante. Se dovessi scegliere tra queste e le banche italiane, beh, non avrei alcun dubbio….
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

