Il reddito fisso continuerà ad attirare gli investitori se le condizioni di mercato tenderanno a normalizzarsi. Intervista a Tom Ross, portfolio manager, Janus Henderson

L’impennata dell’inflazione e la conseguente reazione in materia di tassi d’interesse da parte delle banche centrali hanno penalizzato i corporate bond nel 2022. Cosa vi aspettate per l’anno in corso?

Continuiamo a temere un deterioramento della crescita globale, che potrebbe non essere del tutto evidente in alcuni dati economici ricorrenti, ma che viene segnalato dagli indicatori principali. Detto questo, gli spread creditizi delle obbligazioni high yield con rating BB sono ristretti, per cui siamo favorevoli a scendere nello spettro dei rating verso la singola B, ma solo selettivamente verso la CCC, dato il contesto macroeconomico incerto.
Rimaniamo cauti nei confronti degli emittenti con esigenze di rifinanziamento a breve termine, in attesa che gli spread di credito sui mercati secondari si allarghino con l’arrivo di nuove operazioni sul mercato. La duration breve è interessante, anche se principalmente per il reddito piuttosto che per il restringimento degli spread.
Stiamo diventando più cauti nei confronti di settori ciclici come l’industria di base e l’auto, in quanto prevediamo che l’aumento dei costi di finanziamento provocherà una riduzione dei consumi. Riteniamo che le banche siano interessanti rispetto ai settori non finanziari e ad altri ciclici. La recente debolezza dei prezzi delle obbligazioni bancarie ha rispecchiato le dinamiche dell’offerta di mercato – in particolare la forte emissione di titoli bancari dall’autunno del 2022 – piuttosto che le preoccupazioni fondamentali. Infatti, i bilanci bancari sono tipicamente in buono stato, ben capitalizzati e con forti riserve di liquidità, come dimostrato dai recenti stress test normativi.
Quali tipologie di corporate bond state privilegiando in questa fase di mercato in termini di affidabilità creditizia, duration, settori, aziende?
Il 2023 dovrebbe essere un anno più remunerativo per le obbligazioni societarie. I rendimenti sono a livelli molto più interessanti e, in assenza di uno shock inflazionistico (inflazione che non scende e tassi d’interesse che devono essere molto più alti di quanto attualmente previsto dal mercato), il reddito dovrebbe attirare gli investitori. Riteniamo che l’aumento dei rendimenti obbligazionari abbia riaffermato le qualità di diversificazione delle obbligazioni, in particolare di quelle investment grade di alta qualità.
Se il 2022 era incentrato sull’inflazione e sull’aumento dei tassi d’interesse, nel 2023 l’attenzione si concentrerà maggiormente sul fatto che l’economia registri un atterraggio morbido o duro. Gli spread creditizi potrebbero essere troppo bassi per una recessione, certamente profonda o prolungata, motivo per cui siamo cauti nell’assumere un rischio di credito eccessivo. Sebbene i recenti utili societari siano stati resistenti, la pressione sui margini di profitto è stata evidente.
Prevediamo un peggioramento di questa situazione, in quanto le aziende faticano a trasferire i costi più elevati, anche se l’alleggerimento dei prezzi dell’energia potrebbe essere d’aiuto. Si prevede una ripresa delle insolvenze, ma i fondamentali di partenza più solidi ci fanno prevedere che queste saranno più contenute rispetto alle recessioni storiche. L’attuale concentrazione del mercato sui singoli dati economici sta tuttavia generando una certa volatilità, ma riteniamo che una visione a più lungo termine basata sui fondamentali del credito offra una tabella di marcia più chiara.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

