L’ipotesi che Trump cercherà di nominare un nuovo presidente della Fed, che attuerà i tagli dei tassi da lui auspicati, ha contribuito ad accentuare la curva dei rendimenti. Mark Dowding, Fixed Income CIO, RBC BlueBay AM

 

Mark Dowding

I titoli a scadenza più breve hanno registrato un rialzo, mentre quelli a scadenza più lunga hanno registrato un aumento dei rendimenti, poiché i mercati esprimono preoccupazione per l’indipendenza della Fed e il suo mandato in materia di inflazione.

Riteniamo molto improbabile che il FOMC decida di abbassare i tassi alla fine di questo mese.Tuttavia, ipotizzando che entro settembre vi sia maggiore chiarezza sui dazi e sull’inflazione, continuiamo a ritenere probabile che Powell sia incline a un allentamento di 25 punti base, con un’ulteriore mossa alla fine dell’anno.

Le stime per i rendimenti dei titoli Usa

Riteniamo che i tassi di riferimento scenderanno nei prossimi 12 mesi e che ciò dovrebbe sostenere la parte iniziale e centrale della curva statunitense. Le prospettive per le obbligazioni a più lunga scadenza appaiono molto più difficili, date le preoccupazioni di natura fiscale.

I mercati del credito rimangono solidi grazie ai solidi fondamentali tecnici e alla domanda degli investitori. Gli indici IG hanno ormai raggiunto livelli tali da rendere probabile un limitato ulteriore rialzo, ma il sentiment positivo potrebbe comunque favorire una certa compressione degli spread, con i titoli a rendimento più elevato che sovraperformerebbero su base relativa.

La prossima settimana dovrebbe esserci una maggiore attenzione sui negoziati commerciali

La Casa Bianca sta suggerendo che una serie di accordi sono imminenti. Tuttavia, le discussioni con una serie di grandi partner commerciali rimangono per il momento in fase di stallo.

L’amministrazione Trump è di ottimo umore, con la sensazione che stia mostrando segni di vittoria nella guerra commerciale che ha iniziato in un’economia globale che funziona più come un modello “hub and spokes”, con gli Stati Uniti al centro di tutto. Sembra quindi che la narrativa TACO sia stata sostituita dalla convinzione che, alla fine, saranno gli altri paesi, e non gli Stati Uniti, a “tirarsi indietro” nei negoziati in corso. Su questa base, prevediamo una certa volatilità intorno alla scadenza del primo agosto, qualora lo status quo favorevole venisse improvvisamente messo in discussione.


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