Se l’equity dovesse continuare a dare segnali di forte debolezza, la Fed potrebbe intervenire prima del previsto. Jean Louis Nakamura, responsabile Vontobel Conviction Equities Boutique
I mercati azionari globali, già estremamente volatili da metà luglio, hanno subito uno spettacolare sell-off dopo la pubblicazione del rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti, che ha risvegliato il timore di una possibile recessione americana.
Sebbene non sia del tutto sorprendente, la correzione si è rivelata più drastica e concentrata nel tempo del previsto. Si è tradotta in un rapido riprezzamento dei tagli ai tassi dei Fed fund (sia in termini di numero che di entità), in un forte calo dei rendimenti delle obbligazioni statunitensi a lungo termine e in un balzo dello Yen/USD di oltre il 13% nelle ultime tre settimane, rafforzato dalla spettacolare divergenza delle (previste) politiche monetarie tra la Fed e la BOJ, soprattutto dopo che quest’ultima ha inaspettatamente inasprito nuovamente il suo tasso di interesse la scorsa settimana. In compenso, il forte apprezzamento della valuta giapponese ha annullato gran parte dei carry trade che hanno sostenuto i mercati tecnologici e sensibili alla crescita (Nasdaq, Taiwan), oltre a penalizzare eccessivamente le azioni nazionali giapponesi. I titoli value, i settori difensivi o i mercati guidati dal proprio ciclo monetario (Cina) hanno invece resistito leggermente meglio.
Parte di questa rivalutazione è legittima. Le previsioni di crescita degli utili erano probabilmente eccessive per il 2025 e per il periodo successivo e hanno dovuto adattarsi a una base più realistica. Il fatto che il rapporto sui posti di lavoro sia stato pubblicato dopo la riunione della Fed lascia inoltre ai mercati l’ulteriore timore che prima di settembre non si arrivi a un vero e proprio salvataggio della politica monetaria.
In una prospettiva un po’ più lunga, tuttavia, questi sviluppi costringeranno la Fed ad abbandonare la sua paralisi duratura, mentre l’andamento dei tassi di interesse a lungo termine fornisce già una sponda all’entità di un crollo economico negli Stati Uniti. Se il crollo dei prezzi degli asset rischiosi dovesse prolungarsi in modo significativo, non si può escludere un taglio di emergenza da parte della Fed. Il rimbalzo delle azioni potrebbe essere altrettanto drastico quanto il recente sell-off, con i settori e i mercati più sostenuti dai driver secolari e/o dalla sensibilità ai tassi d’interesse (tecnologia, IA, Stati Uniti, Taiwan, India) che progrediranno più rapidamente.
Redazione
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