Il 2025 dovrebbe configurarsi per Mabrouk Chetouane, head of global market strategy Natixis IM, come un anno dalle buone prospettive e, tutto sommato, con meno sconvolgimenti rispetto a quanto si possa immaginare.

Sicuramente la rielezione di un presidente di rottura come Trump qualche incognita la apre. E’ però improbabile che la nuova amministrazione avvii politiche rivoluzionarie da qui a breve. In particolare non dovrebbe venire interrotto il percorso di rientro dall’inflazione, in pieno dispiegamento negli Stati Uniti d’America.

E’ vero che molte politiche annunciate potrebbero, se implementate, generare uno shock sui prezzi di forte portata. Le probabilità di vedere però milioni di immigrati rimossi dalla forza lavoro e tariffe generalizzate sulle importazioni da tutti i paesi stranieri non sono molto elevate.

In compenso i corsi dei titoli governativi statunitensi, con un rendimento del decennale allo stato attuale ben al di sopra del 4%, già riflettono aspettative di spinte sui prezzi più elevate e di una Fed relativamente cauta in attesa di capire cosa potrà succedere sul fronte macro.

Dall’altra parte invece l’Europa presenta un quadro di maggiore debolezza, in cui a fronte di una difficile situazione nel manifatturiero i servizi in qualche maniera riescono a tenere l’Eurozona al di sopra della linea di galleggiamento. Il quadro della politica fiscale offre però pochi margini (soprattutto in Francia), onde per cui la BCE si trova praticamente obbligata ad abbassare rapidamente il costo del denaro.

Ricorda infatti come i piani di capex delle aziende del Vecchio Continente siano tuttora a livelli molto contenuti. Anche la Spagna ad esempio, la più vivace fra le maggiori economie dell’Area Euro, ha registrato nell’ultimo biennio un calo degli investimenti corporate. Ciò è dovuto in buona parte a oneri per interessi allo stato attuale decisamente punitivi.

A fronte di una domanda cinese comunque debole e dei venti protezionistici statunitensi, un ulteriore deprezzamento della Moneta Unica offrirebbe un’altra boccata d’ossigeno ad economie come la Germania e l’Italia. Per tale ragione sempre Chetouane ritiene probabile che si giunga alla parità con il dollaro l’anno prossimo.


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Boris Secciani

Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.