Per gli esperti di Columbia Threadneedle numerosi sono i vantaggi e le opportunità di investimento da cogliere in questo ambito, pur scontando qualche avversità

Il 2022 ha segnato un punto di svolta storico per quanto riguarda il comparto della transizione energetica. L’anno scorso, infatti, nonostante il corso delle azioni afferenti a tale ambito siano stati deludenti, gli investimenti sono cresciuti del 31%, superando la soglia di 1,38 trilioni di dollari.

Si tratta, ovviamente, di una cifra enorme che, per la prima volta, è risultata superiore al capex complessivo dell’insieme dei combustibili fossili. Da qui ai prossimi decenni, secondo Shannon Rinehart, Portfolio Manager (Investment Grade), Mary Titler, Senior Utilities Analyst, Investment Grade Credit e Nathalia Luna, Senior Thematic Analyst, Global Reserach di Columbia Threadneedle Investments, la crescita dovrà essere altrettanto imponente. Viene infatti stimato che, per raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di sostenibilità, sarà necessario, entro il 2030, quasi triplicare tali investimenti, arrivando a 4,6 trilioni annui.

Per sostenere il processo di decarbonizzazione di quei settori produttivi, oggi responsabili di buona parte delle emissioni, il team della casa di investimenti britannica intravede però un percorso accidentato. Allo stato attuale permane un divario fra gli sforzi fatti e quanto richiesto per raggiungere il traguardo di zero emissioni nette nel 2050.

A livello legislativo, Columbia Threadneedle ritiene che l’Inflation Reduction Act statunitense rappresenti il provvedimento più interessante dal punto di vista delle opportunità per gli investitori, grazie al generoso sistema di incentivi per costruire una filiera produttiva locale nelle tecnologie legate alle energie rinnovabili.

Inoltre sempre Rinehart, Titler e Luna sottolineano come l’avvio di una politica monetaria meno restrittiva potrebbe essere di grande beneficio al settore. Tipicamente, infatti, i progetti legati all’energia pulita sono finanziati per oltre il 50% attraverso il debito.

A ciò si è aggiunta, nell’ultimo biennio, un’altra tenaglia: la forte inflazione degli input produttivi del solare e dell’eolico. In questo caso, si stanno comunque vedendo segnali di stabilizzazione e calo dei costi, uno sviluppo estremamente benvenuto nel processo di elettrificazione di pezzi sempre più ampi dell’apparato economico globale.


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Boris Secciani

Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.