Intervista ad Alberto Artoni, Portfolio Manager US Equity di AcomeA SGR

 

Dopo le perdite accumulate negli ultimi mesi, credete che i titoli tecnologici Usa abbiano scontato l’effetto negativo derivante dalla nuova politica monetaria della Fed?

 

Alberto Artoni

Riteniamo che la correzione dei titoli tecnologici americani possa essere considerata come un salutare ritorno alla ragionevolezza, dopo che le politiche monetarie ultra espansive dell’ultimo decennio, ulteriormente esasperate dal Covid, avevano spinto le valutazioni ben oltre i massimi raggiunti nel passato.

Infatti le maggiori correzioni si sono registrate proprio in quelle società che scontavano forti prospettive di crescita per gli anni futuri, pur non generando utili.

Ad esempio, a fronte di una correzione di circa -25% del settore tecnologico nel suo insieme, il sottosettore legato alle tecnologie del Cloud (caratterizzato dalla presenza di aziende cosiddette a “lunga duration”) ha perso circa il 60%.

Anche l’indice delle SPAC americane (spesso utilizzate come veicolo per quotare aziende molto innovative, ma talvolta addirittura quasi prive di fatturato) ha corretto di un ulteriore 45% da inizio anno, dopo aver già perso oltre il 40% dai massimi di inizio 2021.

Segnaliamo inoltre che gli analisti di Wall Street hanno iniziato a concentrare la loro attenzione non solo sul potenziale di crescita, ma anche sul livello di marginalità delle aziende tecnologiche, focalizzandosi per la prima volta sulle metriche di bilancio calcolate secondo gli standard contabili ufficiali, tenendo così in considerazione l’impatto della cosiddetta “Stock Based Compensation” (la prassi diffusa nella Silicon Valley di pagare i dipendenti in azioni/opzioni).

Questi segnali di ritrovata razionalità ci permettono di essere più costruttivi sul settore, iniziando a costruire con prudenza un’esposizione, in modo però fortemente selettivo. Se durante la bolla i rialzi hanno riguardato un po’ tutte le aziende coinvolte nei settori più altamente innovativi, oggi serve invece un’attenta attività di stock picking che possa individuare i business model migliori, in grado di garantire non solo una crescita del fatturato, ma una conseguente profittabilità.

Molte società tecnologiche hanno approfittato dei tassi bassi per aumentare i livelli di indebitamento. Credete che tali livelli siano sostenibili nel medio termine o rappresentino un fattore di rischio importante per l’asset class?

Il livello di indebitamento del settore tecnologico non sembra nel suo insieme particolarmente preoccupante. Tuttavia, riteniamo che ci possa essere un rischio di rifinanziamento per le aziende che oggi bruciano cassa e devono fare investimenti per realizzare grandi piani di crescita. Queste aziende in particolare, potrebbero dover fare i conti con una maggiore selettività dei mercati e/o dei fondi privati.


Unknown's avatar
Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.