Intervista a Pasquale Corvino, gestore Zest

Le rotazioni sono la linfa vitale delle fasi bullish di un mercato e sembra che questo movimento stia interessando l’equity Usa da qualche mese. Ritenete che questo trend sia destinato a proseguire?

Le rotazioni sono un segnale positivo soprattutto quando sono diffuse e pervasive, e riguardano la parte settoriale ciclica. In tale contesto la crescita cessa di essere risorsa scarsa e i settori impattati positivamente sono molteplici, suscitando entusiasmo negli investitori che assistono a un continuo rincorrersi di stime al rialzo in molteplici comparti economici.
Quello che è accaduto negli Stati Uniti nel corso degli ultimi mesi è perfettamente coerente con uno scenario di forte ripresa economica da livelli depressi, spinta da politiche monetarie e fiscali ultra-espansive. Il mercato ha però incorporato tassi di crescita molto elevati per un periodo alquanto lungo arrivando a stimare una crescita economica sopra potenziale anche per la prima metà del 2022.
Ciò a mio modo di vedere è un’ipotesi che ha come fondamento la trasposizione di una fase contingente e unica su un periodo prolungato andando ad elevare il livello di crescita strutturale. Quest’ultima assunzione è piuttosto ardita e difficilmente avrà modo di realizzarsi secondo una traiettoria lineare.
Errori nella comunicazione da parte della Fed, accelerazione improvvisa dell’inflazione, dati deludenti del mercato del lavoro. Quali di queste variabili credete sia in grado di provocare una seria battuta d’arresto a Wall Street?
I mercati sono prezzati per la perfezione in quanto mostrano multipli oggettivamente elevati. E incorporano stime di crescita particolarmente sostenute. In tale contesto qualunque elemento in grado di influenzare negativamente la profittabilità aziendale o l’eccesso di liquidità assicurato dalle Banche Centrali costituisce un fattore potenzialmente preoccupante.
L’inflazione continua a essere la più grande preoccupazione del mercato anche se il timore è stato oltremodo enfatizzato e decontestualizzato dall’unicità e irripetibilità di un periodo di tempo limitato che sarebbe erroneo ignorare. Ad ogni modo, analizzando i livelli inflattivi raggiunti, nonché la natura degli elementi costitutivi, a fronte di una crescita economica davvero ragguardevole, ritengo tale elemento meno problematico.
Discorso differente riguarda le stime di crescita dei profitti aziendali che sono salite in maniera cospicua e continuativa fino a raggiungere nuovi livelli considerati strutturali che invece incorporano una notevole rischiosità. Per tale ragione focalizzerei l’attenzione sulle “guidances” societarie della seconda metà dell’anno come fonte di maggiore preoccupazione suscettibile di ripercussioni profonde sui corsi azionari.
Redazione
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