Tra i dati in evidenza le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione, gli ordini di beni durevoli, il Pil annualizzato, le vendite in corso abitazioni ma anche l’attività manifatturiera della Fed Kansas City. Aggiornamento sui mercati a cura di UniCredit

L’agenda macro di oggi, giovedì 27 gennaio, presenta diversi spunti
interessanti. Previsti numerosi dati in arrivo dagli Usa. Tra i dati in evidenza le
richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione, gli ordini di beni durevoli, il
Pil annualizzato, le vendite in corso abitazioni ma anche l’attività manifatturiera
della Fed Kansas City.

Sul fronte europeo, all’inizio del 2022 la fiducia dei consumatori in Germania è
in via di stabilizzazione. Secondo i risultati preliminari del Gfk Consumer Climate
Study, la fiducia dei consumatori è attesa a febbraio a -6,7 pts da -6,9 della
rilevazione precedente, risultando superiore al consensus fissato a -7,8 pts.

Sul fronte asiatico, secondo quanto comunicato da Bank of Korea, il Business
Survey Index (Bsi, indice che misura le condizioni in cui operano le aziende
sudcoreane) è calato in gennaio a 90 pts dai 95 pts di dicembre (90 pts era stata
anche la lettura registrata in settembre, ottobre e novembre). L’outlook per
febbraio è parimenti sceso a 90 pts dai 92 pts di gennaio. Su base rettificata
stagionalmente l’indice è peggiorato da 94 a 91 pts e l’outlook di febbraio è
rimasto invariato sui 93 pts precedenti. Inoltre, secondo quanto comunicato
dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, i profitti del settore industriale
hanno registrato in Cina un balzo del 34,3% nell’intero 2021, comunque in
ulteriore rallentamento rispetto al 38,0% annuo dei primi undici mesi (42,2% nel
periodo gennaio-ottobre). Nel solo mese di dicembre i profitti industriali sono
invece saliti del 4,2% annuo, contro il 9,0% di novembre (24,6% in ottobre).

Sul fronte oceanico, secondo quanto comunicato dal Bureau of Statistics di
Canberra, nel quarto trimestre 2021 l’indice dei prezzi all’export dell’Australia
è cresciuto del 3,5% sequenziale e rimbalzato del 38,3% annuo (6,2% e 41,0%
gli incrementi del terzo). L’indice dei prezzi all’import è invece salito del 5,8%
rispetto al terzo trimestre e del 13,8% su base annua (contro rialzi del 5,4% e del
6,4% nel precedente periodo).

Il cross euro/dollaro vale 1,1212, in calo di 0,17%, mentre il cambio euro/yen si
attesta su 128,63, in calo di 0,19% e il cambio usd/jpy scambia a 114,66 in
rialzo di 0,03%.

Derivati sul greggio positivi stamane. Il futures sul Brent perde lo 0,58% a USD
89,84 il barile, mentre WTI Usa scende dello 0,48% a USD 86,93.

Stamane il Bund future ha aperto a 169,96, il Btp future a 144,84. Lo spread
Btp/Bund riparte da 150 pts, con il rendimento del nostro Btp decennale
all’1,449%.

Apertura negativa per le borse europee, con Piazza Affari che perde più di un
punto percentuale. Negativi i titoli bancari. In rialzo solo STM. In rosso, Moncler,
A2A, Tenaris, Snam e Pirelli.

Azionariato asiatico negativo stamane, con il Nikkei 225 della borsa di Tokyo
che perde il 3,11%, Hong Kong che scende del 2,13%, Shanghai in ribasso
dell’1,78%, Seoul in ribasso del 3,50%, Sidney scende dell’1,77%. Dopo una
seduta contrastata per Wall Street, alla riapertura degli scambi in Asia la
tendenza si è consolidata decisamente al ribasso. Principale fattore depressivo
ovviamente il meeting del Federal Open Market Committee (Fomc). Diventa
sempre più probabile che un aumento dei tassi d’interesse Usa arrivi in
occasione della prossima riunione del Fomc di 15-16 marzo. Se l’impatto di un
aumento del costo del denaro in Usa sarebbe più duro soprattutto per le
economie emergenti anche la Cina è tutt’altro che immune. Non a caso a farne
le spese sul listino sono stati da subito colossi immobiliari come China
Evergrande, per cui la stretta della Fed rappresenterebbe un’ulteriore pressione
sul debito.

Negativa la chiusura di Wall Street. Il Dow Jones è sceso dello 0,38%,
l’S&P500 ha perso lo 0,15%. In ribasso dello 0,05% il Nasdaq.

La Borsa di New York ha chiuso la seduta in ordine sparso. Per la Federal
Reserve (Fed) diventa sempre più probabile che un aumento dei tassi
d’interesse Usa arrivi in occasione del prossimo meeting del Federal Open
Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche
monetarie) del 15-16 marzo. Tra i titoli in evidenza Microsoft +2,85% in scia
all’ennesima trimestrale da record. Nel secondo periodo dell’anno fiscale 2022 i
ricavi sono rimbalzati del 20% annuo a USD 51,7 mld, contro i 50,7 mld del
consensus.


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