Intervista a Davide Barattini, Responsabile Azionario Emergente di ANIMA Sgr

Credete che le aspettative di prospettive economiche migliori in molti paesi emergenti contribuiranno ad attenuare il rischio rappresentato dall’aumento dei tassi di interesse globali?
Uno dei principali fattori di differenziazione nei fondamentali economici è rappresentato dall’inflazione. Rispetto ai cicli precedenti, nei mercati emergenti è più contenuta rispetto ai mercati sviluppati.
Questi ultimi, infatti, sono stati maggiormente impattati da programmi di stimolo fiscale senza precedenti, dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dai problemi nelle catene di fornitura causati dalla crisi del Covid.
Rispetto ai cicli di rialzo precedenti, poi, sul fronte delle partite correnti la situazione appare più solida. Per questi motivi crediamo che il rischio per i Paesi emergenti oggi sia inferiore. E che l’aumento dei tassi d’interesse non implichi necessariamente un indebolimento dei mercati azionari emergenti.
Se guardiamo alla storia, le indicazioni non sono univoche: nei cinque cicli precedenti, tre volte si sono registrate performance positive e due volte invece si sono avuti risultati negativi.
Un ulteriore fattore di supporto per i Paesi emergenti, seppur in un quadro non omogeneo (la Banca Popolare Cinese, o PBoC, mantiene un atteggiamento espansivo e le altre banche centrali sono prossime alla fine del ciclo di rialzi), è rappresentato da un contesto di politiche monetarie potenzialmente più favorevoli rispetto ai Paesi sviluppati, che hanno appena iniziato il loro ciclo restrittivo.
Quali paesi o aree emergenti potrebbero uscire rafforzate in caso di attenuazione o risoluzione delle tensioni geopolitiche in corso?
Il principale rischio geopolitico per il mondo emergente è legato alle tensioni tra Stati Uniti e Cina, che, oltre alla disputa sulla territorialità di Taiwan, riaccesa dopo la visita sull’isola della Speaker americana Nancy Pelosi, coinvolgono diversi aspetti delle dinamiche economiche, produttive e degli investimenti dei due Paesi.
Un allentamento di queste tensioni, in particolare sul fronte commerciale e della catena del valore, rappresenterebbe un elemento importante per far rientrare, almeno in parte, il pesante de-rating del mercato cinese.
Poiché però un ritorno alle condizioni “pre-Trump” non è ritenuto verosimile, Paesi come il Vietnam (che è riuscito a conquistare quote di mercato in alcuni settori produttivi) o India e Indonesia (che recentemente hanno beneficiato dell’impulso delle riforme) continueranno comunque a rafforzare la propria posizione all’interno dell’area emergente.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

