È sostanzialmente positivo, anche se con estrema cautela, l’outlook per l’anno appena iniziato di Vittorio Gaudio, dal 2019 direttore asset management development di Banca Mediolanum. Secondo il responsabile della gestione della banca milanese, persino l’Europa, che viene considerata la macroarea più in difficoltà, potrebbe vedere un miglioramento dei listini azionari, nonostante una prevista discesa complessiva del Pil.  A determinare un flusso di capitali verso le azioni più interessanti sono diversi elementi: le quotazioni in diversi casi molto interessanti e l’azione dell’Unione Europea.

Anche per gli investimenti sulle energie sostenibili, che avranno, comunque, un ruolo sempre più centrale in tutto il pianeta, le previsioni sono complessivamente più positive, anche per l’impegno che l’Eurozona e gli Usa hanno messo con i loro colossali investimenti in questo settore.

Infine, pur con tutti i dubbi del caso, opportunità possono essere colte anche nelle altre tre aree fondamentali: Stati Uniti, Cina e paesi emergenti.

L’Europa è tutta da buttare? Sarà davvero un 2023 pesantissimo per il Vecchio continente o c’è la speranza che qualcosa si modifichi in termini positivi?

«Certamente le due crisi, la pandemia e il conflitto in Ucraina, hanno fatto emergere le debolezze strutturali del continente, a livello geopolitico, di risorse primarie e istituzionale. La frammentazione delle decisioni tra governi nazionali e l’eccessiva dipendenza dall’esterno in termini di risorse energetiche e di difesa hanno complicato molto la capacità di reazione di fronte a crisi epocali e inattese. Tuttavia, le risposte sono pervenute: in primis, i Piani di ripresa e resilienza, impensabili prima della pandemia. Ma anche le iniziative in corso su energia e difesa, per quanto spesso confuse e conflittuali tra stati, fanno bene sperare in una capacità e consapevolezza del  Vecchio continente di individuare obiettivi comuni a livello strategico. Nel 2023, dopo un 2022 nel complesso positivo, negli Usa e nell’Eurozona è previsto un vistoso rallentamento della congiuntura (dal 3,4% allo 0,5% da noi, secondo la Bce), dovuto all’esaurirsi della spinta post-pandemica dei consumi e al restringimento delle condizioni monetarie a opera delle banche centrali. Per quanto riguarda la prospettiva degli investimenti azionari in Europa, potrebbe giustificare un posizionamento favorevole alle piazze finanziarie dell’area il notevole sconto dei listini continentali e Uk rispetto alla borsa Usa, in termini di valutazioni finanziarie (prezzo/utili), e, proprio per l’impulso derivante dagli investimenti pubblici comunitari, per le aziende quotate. È incoraggiante avere assistito nel 2022 a una buona performance relativa delle borse europee (per quanto negativa in valore assoluto), ma il comportamento delle autorità monetarie (Bce e Boe) giocherà un ruolo rilevante nella prosecuzione, o meno, di questa tendenza. Indubbiamente il rigore verbale manifestato nell’ultima riunione della Banca Centrale Europea di dicembre suscita cautela in questa direzione».

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Redazione

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