Peter De Coensel, Cio Fixed Income di Dpam, risponde alle domande di Fondi&Sicav sulle obbligazioni inflation linked

 

Peter De Coensel, Dpam

L’inflazione sembra dare qualche segnale di risveglio in alcuni paesi del mondo industrializzato. Credete che l’attuale scenario di riferimento presenti fattori a sostegno di una ripresa dei prezzi al consumo?

L’inflazione nominale europea è passata dallo 0,7% dell’ottobre 2019 all’1,4% del gennaio di quest’anno. Questo aumento è stato principalmente trainato da una ripresa della componente volatile rappresentata dal settore dell’energia. L’inflazione di base (ovvero escludendo i prodotti alimentari e l’energia) è rimasta più stabile ed è ora all’1,1%. Sono comunque a livelli ben inferiori all’obiettivo della Bce e rimangono deludenti da questo punto di vista. I mercati stanno infatti prezzando implicitamente un’inflazione ancora debole per il futuro, poiché ci si aspetta che la Bce non sarà in grado di migliorare le aspettative inflazionistiche. Più o meno lo stesso vale per la maggior parte delle altre banche centrali dei Paesi sviluppati.

In effetti, il quadro di minore crescita e di minore inflazione ha rappresentato una tendenza dominante negli ultimi decenni, facendo scendere i tassi di interesse. Data la “convenienza” delle obbligazioni legate all’inflazione, riteniamo che esse offrano un’alternativa interessante alle tradizionali obbligazioni nominali. Inoltre, vediamo alcuni scenari in cui l’inflazione potrebbe subire una certa pressione al rialzo, aumentando l’attrattiva delle obbligazioni legate all’inflazione:
a) Una recessione economica sembra essere stata evitata nel breve termine, eliminando così la pressione al ribasso delle aspettative di inflazione.
b) È probabile che alcuni Paesi approveranno politiche fiscali espansive per finanziare gli investimenti (infrastrutture, progetti climatici, ecc.). La combinazione di una politica monetaria accomodante e di un perno fiscale sosterrà le aspettative di inflazione. L’allentamento fiscale sarebbe inoltre prezzato dal mercato prima della sua implementazione, che non sarebbe immediata.
c) L’attuale tendenza alla de-globalizzazione (e il conseguente aumento del protezionismo) porterà a favorire le catene del valore locali a scapito di fornitori potenzialmente meno costosi all’estero.
d) Nel lungo periodo, secondo un recente studio della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), un aumento nell’indice di dipendenza sarebbe un motore inflazionistico. La pressione inflazionistica aumenta quando aumenta la quota di persone cosiddette dipendenti (ovvero individui di età inferiore ai 14 anni o superiore ai 65 anni), quindi un aumento della percentuale di giovani e anziani abbassa il tasso di risparmio e quindi fa salire il tasso d’interesse naturale.

Questi fattori implicano che il rischio delle prospettive inflazionistiche è orientato al rialzo: vediamo più scenari con sorprese al rialzo che con sorprese al ribasso. Le possibilità di un’importante esplosione dell’inflazione sono però molto limitate.

Di conseguenza, ci aspettiamo una riduzione della pressione sui tassi e un aumento delle aspettative di inflazione.

Nell’ipotesi di un’accelerazione dell’inflazione, quali tipologie di inflation linked bond (per Paesi, scadenze e rating) ritenete siano da privilegiare?

Consigliamo di optare per i mercati più liquidi (ad es. Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito). Questi mercati beneficiano di un alto livello di rating di merito di credito. Raccomandiamo di scambiare una parte dei titoli nominali con obbligazioni indicizzate all’inflazione per tutte le scadenze, ma con un’attenzione particolare alla sezione 5-10 anni.

Oltre ai bond legati all’inflazione, quali sono, a vostro giudizio, le opzioni a disposizione degli investitori per tutelarsi da un ritorno dell’inflazione?

Prima di tutto dobbiamo ribadire che la scelta migliore è quella delle obbligazioni legate all’inflazione. Per aumentare la protezione contro l’inflazione in modo diversificato, un investitore potrebbe aggiungere le seguenti attività:

-Fondi azionari immobiliari quotati
Esposizione alle commodity o all’oro in particolare. L’esposizione alle materie prime può essere raggiunta anche investendo in titoli di Stato legati all’inflazione di paesi forti nelle materie prime, come l’Australia e il Canada. Le valute di questi paesi infatti tendono a trarre profitto dall’andamento rialzista delle materie prime.
Un portafoglio azionario ben diversificato, costituito da azioni growth e value, potrebbe resistere bene in caso di regimi di inflazione superiori alla media.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.