Se l’economia globale resterà ancora a lungo in coma indotto, dopo la più duratura espansione dell’attività di sempre, si rischia una recessione gravissima. Stiamo vivendo una delle crisi più strane e pesanti dei tempi moderni. Che sta coincidendo per giunta con una crisi del petrolio.

Siccome si tratta di una crisi insolita ed “esogena”, praticamente senza precedenti, i dati macro storici possono dare solo un’idea approssimativa di quello che accadrà in un orizzonte temporale di 6-12 mesi. Questo rende l’outlook ancora più imprevedibile.

Il fatto che le ragioni della crisi siano da ricercare al di fuori della sfera economica o finanziaria, rende complicato fare previsioni per analisti e money manager. Senza contare che finché non si saprà di più sulla natura del virus e sulle possibili cure, l’incertezza regnerà sovrana.

Le conseguenze della crisi sanitaria

Come dimostra la profonda crisi sanitaria in corso in varie regioni, tutte fortemente colpite dalla pandemia, la tempesta COVID-19 minaccia di sconvolgere i sistemi sanitari di molti paesi nei prossimi mesi.

La maggior parte dei governi ha reagito limitando in modo aggressivo l’attività economica e sociale al fine di sopprimere l’ulteriore diffusione del virus il più rapidamente possibile. Ciò, come segnalano gli economisti di Pimco, ha già portato a un forte calo della produzione e della domanda aggregata in molte economie occidentali nella seconda metà di marzo.

Gli indici dei responsabili degli acquisti compositi sono crollati (vedi grafico sotto riportato). Con ogni probabilità la situazione continuerà a breve termine, “poiché gli sforzi di soppressione non solo rimangono in atto, ma si stanno intensificando”. Stiamo quindi assistendo alla prima recessione in assoluto per decreto governativo.

Una crisi necessaria causata dalla temporanea, parziale chiusura dell’economia volta a prevenire una crisi umanitaria ancora più grande.

PMI economia covid-19

Questa situazione molto particolare in cui si trovano i governi di tutto il mondo sta influendo anche sul business petrolifero. Già tramortito dalla guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia e dalle mosse dei grandi produttori di shale come gli Stati Uniti, il mercato energetico è in piena crisi anch’esso.

Il petrolio sta prosciugando in particolare le società statunitensi. Stando ai dati resi noti dall’Agenzia americana per l’energia (EIA) le scorte di greggio statunitensi hanno registrato un incremento record di 19,2 milioni di barili. Mentre quelle di benzina hanno raggiunto il massimo dal 1992.

Come osserva in un report Ole S. Hansen, head of commodity strategy presso BG SAXO sta così continuando “la distruzione della capitalizzazione di mercato tra le maggiori compagnie petrolifere e i maggiori produttori indipendenti di petrolio degli Stati Uniti”.

La crisi del petrolio e la guerra dei prezzi

Visto che la pandemia di Covid-19 ha colpito i paesi di tutti i continenti abitabili, i recenti shock dei prezzi del petrolio sono solo l’ultimo tassello di un grande puzzle. Ma aiuta a capire quanto grave è la crisi attuale. L’epidemia, che ormai dura da mesi, sta influendo negativamente sulla maggior parte delle Borse e delle materie prime.

Ma quello che si è abbattuto sul petrolio è stato un vero e proprio tornado. E l’Opec, seppur stia cercando di mitigare i danni, ha le mani legate. Russia e Arabia Saudita hanno firmato una tregua che consiste in una riduzione della produzione di greggio da 9,7 milioni di barili al giorno. Ma un ritorno alla stabilità dei prezzi è ancora lontano, da momento che la pandemia ha già fatto crollare la domanda di 35 milioni di barili.

Come scrive anche Garfield Reynolds, corrispondente di Bloomberg in Asia, “al tasso attuale di offerta in eccesso, tra soltanto un paio di mesi il mondo potrebbe finire per non avere più spazio dove conservare le scorte“. Alle riduzioni di produzione decise dall’Opec e dagli altri grandi paesi esportatori, potrebbero seguire i tagli involontari alla produzione, imposti da autorità pubbliche e gruppi privati. Che loro malgrado si troveranno costretti a ridurre o congelare l’attività.

E quando la domanda alla fine tornerà a crescere, assisteremo probabilmente a un ritorno molto più lento alla normalità rispetto a quanto crede la maggioranza degli esperti. Questo per due motivi principali, uno più a lungo termine l’altro a breve-medio termine.

Innanzitutto il mondo è cambiato irreversibilmente. Le abitudini dei consumatori e la predisposizione a muoversi per lavoro e a viaggiare sono cambiate. E i prezzi del petrolio resteranno schiacciati dalle scorte in eccesso. In secondo luogo, misure restrittive delle libertà di movimento continueranno ancora. Per lo meno fino a quando non arriverà un vaccino antidoto sul mercato. Ovvero non prima di 12-18 mesi.

Aumenti da record per le scorte di petrolio e benzina statunitensi
Aumenti da record per le scorte di petrolio e benzina statunitensi

Petrolio, cosa si intende per shock dei prezzi

Durante gli scambi del 9 marzo, i prezzi del greggio sono scesi su valori pari alla metà rispetto a quelli di gennaio. È un classico esempio di shock petrolifero. Per shock si intende un cambiamento massiccio di prezzo di un asset o di una materia prima che alimenta l’economia globale.

C’è un motivo se il petrolio è soprannominato oro nero. Il greggio viene utilizzato per produrre benzina per veicoli, carburante per jet, combustibile per riscaldamento e per produrre energia. “La mia opinione è che il calo del mercato sia dovuto al virus“, dice il professore associato di finanza dell’Università dell’Oregon Rob Ready, autore del paper “Oil Prices and the Stock Market”, uscito a febbraio 2018 nella Review of Finance.

I prezzi del petrolio sono un’attrazione secondaria. Lo shock petrolifero – continua Ready – sta aggiungendo altra incertezza ai mercati azionari già scossi dal nuovo coronavirus“. Le azioni petrolifere sono in calo e anche le azioni delle compagnie aeree continuano a scendere.

Tuttavia, dice l’accademico, “è difficile tracciare una linea di demarcazione netta tra questo particolare shock petrolifero e le recenti perdite del mercato azionario”. In particolare se si tiene conto del contesto in cui la volatilità si sta verificando, a fianco di un’epidemia di coronavirus globale.

“Ma questa diventa una storia molto più delicata”, secondo Ready, la cui ricerca cerca di scoprire come interagiscono solitamente la volatilità del mercato petrolifero e i prezzi delle azioni.


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Daniele Chicca

Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno presso la UCL di Londra, è giornalista professionista dal 2007. Partendo da Reuters si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Grazie a competenze SEO e social, ha contribuito a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia (in qualità di responsabile editoriale). È stato inviato da New York per Radio Rai e per varie agenzie stampa, tra cui AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento si occupa della strategia di comunicazione di alcune startup svizzere specializzate in crypto, FinTech, materie prime e mondo del lavoro.