La recessione globale scatenata dalla diffusione del coronavirus sarà molto profonda e viste le sue radici inusuali a detta della maggior parte di analisti e gestori è destinata a distruggere in maniera significativa posti di lavoro. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione è previsto in salita a livelli a due cifre (le previsioni spaziano dal 12 al 24%).
Con milioni di persone private dello stipendio o costrette a lavorare meno di quanto desiderato, i consumi saranno limitati e le diseguaglianze di reddito e di benessere si amplieranno ulteriormente. In compenso la ripresa sarà forte in presenza di pacchetti fiscali importanti. Non è il caso purtroppo da noi, dove 20 miliardi vengono giudicati appena sufficienti da agenzie di rating e gestori.
Insomma, la pandemia di Covid-19 avrà un impatto pesante dappertutto, ma questo sarà maggiore sull’economia italiana, secondo l’agenzia S&P Global Ratings. Il perché è presto spiegato: da noi le misure di contenimento sono state più drastiche mentre i piani di aiuto sono stati meno imponenti che altrove. Le stime sono pertanto per un calo del PIL del 9,9% nel 2020.
La Commissione Europea è leggermente più ottimista, intravedendo un -9,5%. Nel 2021 si prevede una ripresa del 6,5%. Nell’Unione Europea, per fare un confronto, Bruxelles vede una contrazione del Pil del 7,4%. Quanto al deficit, nel 2019 attestandosi all’1,6% quello italiano ha registrato uno “storico livello basso”, ma nel 2020 “il coronavirus lo spingerà all’11%”.
Terziario più colpito del settore industriale
L’agenzia di rating americana sottolinea che gli ultimi dati macro e in particolare quelli relativi ai direttori di acquisto (PMI) “confermano la nostra view secondo cui il settore dei servizi è stato maggiormente colpito rispetto a quello industriale”.
Detto questo, “una ripresa dell’industria richiederà più tempo poiché il commercio globale è destinato a una fase di stallo in seguito alla revoca dei lockdown“.
La riduzione della fiducia delle imprese e dei consumatori sulle prospettive future relative a economia e lavoro – dice S&P Global Ratings – avrà un peso più grande sulla ripresa degli investimenti e dei consumi.
Il pacchetto fiscale italiano di 20 miliardi di euro supporterà la ripresa economica una volta che la situazione sarà tornata alla normalità.
Tuttavia “tale importo è significativamente inferiore rispetto agli altri paesi, il che suggerisce che la ripresa sarà più lenta“.
Stati Uniti, Pil in calo del 10-40%
Il chief economist di RBC Global Asset Management Eric Lascelles sostiene che questa non sarà una recessione come tante altre, bensì “il calo più accentuato della storia tra il momento di picco e i minimi”.
Da parte sua, il presidente e CIO per l’azionario di Neuberger Berman, Joseph Amato, vede una recessione che distruggerà in maniera significativa il mercato del lavoro”. Ciò, nonostante gli assegni firmati dalle autorità alla popolazione renderà complicata la ripresa delle spese al consumo.
Anche per le imprese private, i più colpiti saranno i pesci più piccoli, con le Pmi che saranno penalizzate “in maniera sproporzionata”, secondo Amato.
“Con tutta probabilità assisteremo a contrazioni del Pil mai viste prima“.
Capital Economics vede nel complesso una riduzione di 14 milioni occupati e una disoccupazione al 12%. Ma c’è anche chi scommette su un livello pari a quello raggiunto durante l’ultima grande recessione (24%).
Ripresa più anemica rispetto a 10 anni fa
L’economista Nouriel Roubini ha un’opinione altrettanto pessimista. Secondo lui la crisi è arrivata in un momento poco propizio, sia dal punto di vista economico che politico.
La ripresa a U fiacca in corso quest’anno è stata spazzata via da “una tempesta di rischi finanziari, politici, ambientali e socioeconomici“. La crisi avrà un’intensità tale da essere in grado di ingigantire questi pericoli.
L’autore di Doom & Gloom parla di miscele esplosive. Quali “una bomba demografica a orologeria” unita a una politica di risposta alla crisi che prevede un incremento notevole dei deficit – dell’ordine del 10% del Pil o più. Proprio in un periodo in cui i debiti pubblici di molti paesi, tra cui l’Italia, erano già su livelli “molto alti se non insostenibili”.
Inoltre la perdita di reddito di molte famiglie e imprese porterà anche i debiti del settore privato su livelli in molti casi insostenibili. Questo rischia di scatenare una serie di default e bancarotte a catena. Questi fattori concorreranno quasi certamente a una ripresa più anemica di quella sperimentata dopo la recessione di un decennio fa.
Daniele Chicca
Laureato in lingue e letterature straniere all'Università di Bologna, con un anno presso la UCL di Londra, è giornalista professionista dal 2007. Partendo da Reuters si è con il tempo specializzato in finanza, economia e politica. Grazie a competenze SEO e social, ha contribuito a portare a un incremento del traffico progressivo sul sito Wall Street Italia (in qualità di responsabile editoriale). È stato inviato da New York per Radio Rai e per varie agenzie stampa, tra cui AGI e TMNews (ex Apcom). Al momento si occupa della strategia di comunicazione di alcune startup svizzere specializzate in crypto, FinTech, materie prime e mondo del lavoro.

