Barbara Calvi, Vice President – Sustainable Investing, Global Fixed Income Team di Morgan Stanley Investment Management, partecipa al Focus sostenibilità
Environment, social and governance: su quale di questi tre aspetti si concentrerà maggiormente la vostra attenzione nel 2021?
«La crisi causata dal Covid-19 ha evidenziato l’interconnessione tra i tre fattori della sostenibilità. C’è una crescente attenzione verso l’analisi del rischio climatico e lo stress test dei nostri portafogli, così come nei confronti della misurazione dell’impatto sostenibile dei nostri investimenti. Stiamo lavorando per adempiere ai nuovi standard di reporting sulla sostenibilità e alle molteplici regolamentazioni. Ma il grande tema del 2020, che continuerà nel 2021, è stato il crescente controllo dei fattori sociali e del loro ruolo negli investimenti sostenibili in relazione agli Sdg dell’Onu. Infine, la pandemia ha anche accresciuto l’attenzione verso il modo in cui le strutture di governance incorporano i princìpi di sostenibilità.
Per noi un approccio olistico all’integrazione dei fattori Esg è il metodo più efficace per mitigare i rischi di sostenibilità, per catturare le opportunità che generano alfa e per costruire strategie d’investimento sostenibili.
Il nostro team di Sustainable investing ha stabilito uno schema tematico per le analisi di ricerca e per l’engagement, focalizzato sui temi di decarbonizzazione, economia circolare, diversità e inclusione, lavoro dignitoso e resiliente. La governance è un punto importante e trasversale a tutto ciò: per Msim è la base su cui la credibilità sociale e ambientale si fondano. Questo assetto guida, sia la nostra selezione settoriale, sia individuale dei titoli, per generare rendimenti positivi, grazie a un’esposizione a nomi che sono ben posizionati per beneficiare di questi fattori a sostegno».
Ritiene che il greenwashing e il socialwashing possano essere fenomeni che minano la credibilità dell’investimento sostenibile?
«La mancanza di report di sostenibilità e d’impatto standardizzati, l’incompletezza dei dati e le difficoltà nel monitorare target Esg di lungo periodo rappresentano ostacoli reali per gli investitori sostenibili. Sono stati fatti passi in avanti significativi nello stabilire informative concrete e oggettive come il “Sustainability accounting standards board” (Sasb) e la “Task force on climate-related financial disclosures” (Tcfd), che Msim supporta e incoraggia. Presto arriveranno anche vincoli più stringenti nell’Ue, con nuove regolamentazioni. Tuttavia, il ritmo di adozione di questi schemi, la relativa normativa e la disponibilità di dati Esg varia tra regioni e asset class differenti.
In ambito obbligazionario, in Msim, ci occupiamo di questi aspetti attraverso lo sviluppo di metodologie proprietarie per determinare le caratteristiche Esg degli emittenti e dei titoli; utilizziamo un approccio fondamentale e di ricerca per l’analisi di sostenibilità e un’accurata due diligence di sostenibilità ricorrendo a un’attività di “engagement” degli emittenti. Tutto ciò ci permette di determinare in modo oggettivo quanto i fattori sostenibili possano influenzare il valore e la liquidità dei nostri investimenti».
La sostenibilità è diventata un tema guida anche per gli investimenti obbligazionari. Quali sono le sue considerazioni in merito?
«Quando parliamo di sostenibilità in ambito obbligazionario, ci vengono subito in mente i cosiddetti bond sostenibili. Il mercato ha visto una crescita consistente delle loro emissioni (+500 miliardi di dollari nel 2020) e ci aspettiamo che questo trend continui in futuro, soprattutto grazie al rinnovato ruolo dei bond sociali, alla crescita nell’utilizzo della nuova struttura dei “sustainability-linked” bond legati a target strategici e a politiche delle banche centrali che favoriscono gli strumenti “green”. Ma questi sono soltanto alcuni dei molteplici strumenti per l’investimento obbligazionario sostenibile. In Msim abbiamo strategie che combinano approcci di Esg screening negativo e positivo con investimenti tematici e a impatto mirati».
In materia di sostenibilità, quali pensa che siano gli aspetti che il Covid-19 ha reso più cogenti?
«Il Covid-19 ha esasperato le sfide di sostenibilità precedentemente esistenti (disuguaglianza, cambiamento climatico) e ha intensificato quelle emergenti (ad esempio, l’inclusione digitale). I governi hanno un’opportunità unica per realizzare piani di ripresa economica sostenibile. Ciò significa anche che, nell’immediato, vedremo probabilmente un significativo aumento di emissioni di debito sovrano green e allineato con gli Sdg. Ci aspettiamo anche che le banche centrali si concentrino sempre di più sui rischi Esg obbligazionari e che le amministrazioni locali inizino a considerare politiche fiscali che incentivano la sostenibilità. Infine, una maggiore consapevolezza delle questioni sociali tra gli investitori è destinata a rimanere anche dopo il Covid-19, portando a una maggiore domanda di dati su rappresentanza, diritti umani e lavoro».
Redazione
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