Simona Merzagora, managing director NN Investment Partners, partecipa al Focus Sostenibilità
Environment, social e governance: su quale di questi tre aspetti si concentrerà maggiormente la vostra attenzione nel 2021?
«In qualità di pionieri degli investimenti responsabili, la nostra definizione di strategia integrata Esg prevede che, per ciascun investimento, tutti e tre i componenti Esg debbano essere integrati in modo coerente e dimostrabile, dove applicabile, in tutto il processo di investimento. L’intensificarsi del cambiamento climatico e la crisi del Covid-19 hanno accelerato la domanda dei consumatori di prodotti e servizi più sostenibili, consolidando l’impegno dei decisori politici a incentivare una trasformazione sostenibile. Questo contesto ha inoltre dimostrato ancora una volta che le aziende con modelli di business sostenibili sono meglio preparate ad affrontare gli shock e si sono rivelate vincitrici durante la crisi. Lo abbiamo visto molto chiaramente nelle strategie azionarie sostenibili e in quelle sui green bond, quando sono state confrontate con i concorrenti non sostenibili».
Quali sono le sfide che le aziende devono affrontare in materia di sostenibilità?
«I fattori sociali riceveranno maggiore attenzione da parte degli investitori. L’attenzione sarà su come un’impresa tratta il proprio personale, i fornitori, i clienti, quanto e come paga le tasse. Sono tutti elementi che influenzeranno la percezione delle società da parte dei consumatori. Nell’ambito dei processi aziendali, le imprese avranno la grande opportunità offerta dalla pandemia di rendere le catene di approvvigionamento più forti ed efficienti, puntando su modelli di business più flessibili che traggono vantaggio dall’automazione intelligente. Se questa sarà la direzione, vedremo enormi investimenti in tal senso in grado di produrre altrettanto grandi risultati sotto forma di resilienza e di soluzioni innovative».
La sostenibilità è diventata un tema guida anche per gli investimenti obbligazionari. Quali sono le sue considerazioni in merito?
«Nel 2020 l’urgente necessità di rispondere alla crisi del Covid-19 ha spinto il mercato globale dei social bond a 163 miliardi di euro. È un enorme aumento dai 35 miliardi di euro alla fine del 2019 e permette ai social bond di superare i sustainability bond. Agenzie, organizzazioni sovranazionali e istituzioni finanziarie hanno aperto la strada. Anche l’Unione Europea si è unita ai ranghi, diventando il più grande emittente di social bond. Sul fronte green bond, nel 2021 stimiamo che il mercato globale crescerà di 300 miliardi di euro e in totale supererà un trilione di euro. Nel complesso, i governi giocano un ruolo significativo emettendo questi strumenti a impatto».
A marzo entrerà in vigore il nuovo regolamento sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (Sfdr). Quali sono gli impatti che si attende per i gestori, i distributori e la clientela finale?
«Questa nuova omogeneità di definizioni riduce le probabilità di “greenwashing” e contribuirà a razionalizzare gli investimenti green. Se gli investitori hanno frequentemente valutato le singole attività economiche e hanno seguito la tassonomia del Cbi e la bozza di criteri della tassonomia dell’Ue, conformarsi non dovrebbe avere un grosso impatto sui loro portafogli. Se, invece, un fondo ha investito in green bond semplicemente in base alla certificazione ambientale, senza raccogliere informazioni dettagliate sulle attività correlate a ogni obbligazione, allora conformarsi potrebbe essere un compito piuttosto arduo. Abbiamo già in essere un processo di valutazione collaudato e testato e i nuovi criteri della tassonomia offrono grande valore aggiunto alle nostre specifiche tecniche già onnicomprensive per il settore. Ciò darà agli investitori un’idea sempre più trasparente e dettagliata degli asset in cui investono, consentendo loro di compiere scelte più consapevoli basate su qualcosa di più dei semplici parametri finanziari».
Redazione
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