Il contributo di John Moorhead, gestore del fondo Pictet – Emerging Markets – R EUR, all’inchiesta di Fondi&Sicav sull’azionario emergente


Nel decennio appena conclusosi, gli indici azionari composti dall’universo dei paesi emergenti non sono stati in grado di seguire il trend rialzista delle principali Borse delle aree sviluppate. Quali sono, a vostro giudizio, le ragioni alla base della sottoperformance?
Dopo aver iniziato il novembre al rialzo, l’MSCI EM ha chiuso su livelli complessivamente invariati, in controtendenza rispetto ai mercati avanzati che hanno continuato a sovraperformare (~3%). Nonostante il sentiment positivo grazie ai segnali di stabilizzazione delle prospettive di crescita, le aree emergenti hanno risentito della firma di una legge pro manifestanti da parte del presidente Usa Donald Trump. A livello geografico l’Asia ha evidenziato una performance irrilevante poiché la Cina, peso massimo dell’indice, ha risentito di un peggioramento dei dati macroeconomici e dei timori circa potenziali ritardi nella firma dell’accordo commerciale di fase 1 con gli Usa. Anche il risultato dell’azionario indiano è stato modesto malgrado la sovraperformance di finanza e telecomunicazioni. Taiwan ha messo a segno un rialzo sulla scia del rally dei semiconduttori, mentre la regione Asean ha accumulato ritardo a causa della performance deludente di Filippine e Indonesia. Nella regione Emea non si sono registrati eventi degni di nota. La Polonia (-4%) ha risentito dalla svalutazione dello zloty, mentre in Sudafrica l’apprezzamento del rand ha in parte compensato la scarsa performance dei titoli minerari (-9% per via del calo del prezzo dell’oro). La Turchia, ancora volatile, ha guadagnato quasi il 7% sulla scia delle migliori prospettive di crescita. L’America Latina (-4,3%) ha risentito delle proteste in numerosi Paesi che hanno penalizzato in particolare alcune valute come peso cileno (-8,6%) e real brasiliano (-5,2%).
Attualmente sta crescendo il numero di esperti che inserisce l’equity emergente tra le asset class favorite per il 2020. Concordate o no con questa view? Per quali ragioni?
Le valutazioni dei mercati emergenti appaiono interessanti: scambiano a un P/E prospettico a un anno di 12,4x e a un PBV di 1,48x, che corrispondono rispettivamente a uno sconto del 37% e del 22% rispetto ai Paesi avanzati. Malgrado le tensioni commerciali siano tuttora al centro dell’attenzione, gli ultimi sviluppi sembrano indicare una linea più costruttiva e continuiamo a guardare con favore alle prospettive di crescita della regione che ci sembrano solide in un’ottica di medio-lungo periodo. Inoltre, i Paesi emergenti sono in grado di adottare misure di sostegno: ad esempio diverse banche centrali hanno optato per un allentamento monetario (come in Turchia, America Latina e Russia) e l’India sta attuando una riforma delle imposte sulle imprese. Il calo dei tassi di interesse USA potrebbe offrire un certo sollievo ai mercati emergenti e la volatilità offre l’opportunità di investire a un buon prezzo in titoli solidi ingiustamente travolti dal sell-off generale. La nostra strategia resta incentrata su un processo di selezione bottom-up attento alle valutazioni. A nostro avviso, la capacità di generare liquidità e le buone prospettive di reinvestimento a rendimenti interessanti delle società in portafoglio preludono a solidi guadagni nel lungo periodo.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

