Quale pensa saranno le priorità del nuovo presidente nei primi 100 giorni del suo mandato?

“Per Trump probabilmente confermare tagli alle tasse, progettarne di nuovi e annunciare misure di sostegno al reddito per mitigare gli effetti della pandemia. Per Biden probabilmente sostegni al reddito, un progetto di riforma fiscale in senso redistributivo, con l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze, un ampliamento dell’accesso al sistema sanitario”.
Quali misure saranno adottate per contrastare l’epidemia e i suoi effetti, soprattutto economici?
“Verosimilmente Trump potrebbe cercare di non adottare misure restrittive a livello nazionale, in linea con la sua condotta precedente, ma potrebbe proporre misure di ristoro per la parte di economia colpita dalle chiusure ordinate a livello locale. È probabile che Biden adotti un approccio più prudente e strutturato, con criteri per gestire i provvedimenti restrittivi a livello federale. È anche plausibile che gli interventi economici a compensazione siano concepiti in modo progressivo, per puntare a ridurre le diseguaglianze”.
Alla luce dei primi risultati disponibili, pensa che si possa riproporre una disputa legale tra i due candidati? Se sì, con quali modalità e quali possibili risultati?
“È possibile. Trump ha già preannunciato questa possibilità. Il primo passo è il ricorso alla Corte Suprema, che ora è composta da sei giudici conservatori, tendenzialmente favorevoli a Trump, e tre progressisti. Se anche la Corte Suprema confermasse l’esito contestato, ci si può appellare al Congresso. I risultati, a parte un prolungamento dell’incertezza sull’esito delle elezioni, potrebbero dipendere da che cosa viene contestato, ad esempio la regolarità del voto postale, e dallo scarto fra il candidato vittorioso e lo sconfitto”.
Ritiene che la disputa legale possa minare in qualche modo la stabilità del Paese e avere delle ricadute sull’economia?
“Data l’elevata tensione sociale che ha attraversato gli USA negli ultimi mesi, è possibile che una contestazione del voto possa alimentare il nervosismo e il rischio di maggiore instabilità. Questo potrebbe avere minori impatti sull’economia rispetto alla pandemia, ma non credo giovi alla situazione generale, né all’economia, né potenzialmente all’umore degli investitori”.
Cerando di leggere nel futuro, a cosa ascriverebbe la vittoria del presidente uscente?
“Ai tagli fiscali, al rimpatrio di alcune attività manifatturiere, a una performance economica e di borsa comunque soddisfacente nel corso del quadriennio e a un’inclinazione populista che ha cercato di assecondare i gruppi di riferimento per conservare il consenso e allargarlo”.
Ritiene che, una volta conquistato il secondo mandato, i toni legati sia alla politica interna sia a quella internazionale diventeranno più moderati?
“Non credo, non mi pare sia nel carattere del personaggio. E d’altra parte alcuni dei temi conflittuali sono per natura pluriennali e possono svilupparsi ancora”.
Se dovesse vincere Biden, come spiegherebbe la sua vittoria?
“Con un tendenziale rifiuto delle politiche, talvolta all’apparenza un po’ scomposte, di Trump e con una domanda di maggiore coesione sociale e maggiore equità”.
Sino a che punto Biden si farà carico delle richieste della parte più radicale del Partito democratico?
“Difficile dirlo. Le divergenze fra l’ala più radicale e quella più moderata del partito democratico non sono semplici da ricomporre. Il collante di battere Trump può servire per vincere le elezioni, ma la volontà e la capacità di Biden di soddisfare le richieste potrebbe dipendere anche dall’orientamento dei vari parlamentari democratici eletti al congresso”.
Pinuccia Parini
Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav


