La Francia vanta numerosi punti di forza, spesso oscurati dal marasma generale. L’analisi a cura di Enguerrand Artaz, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier

A livello aziendale, mentre il CAC 40 è in ritardo rispetto ai suoi omologhi europei poiché risente soprattutto delle difficoltà dei giganti del lusso, il CAC Small, l’indice dei titoli a bassa capitalizzazione, con il suo +52% dall’inizio dell’anno registra un forte anticipo rispetto ai suoi omologhi. Questa impennata è certamente dovuta all’esplosione di oltre il 700% della biotech Abivax dopo l’annuncio dato il 23 luglio del successo del suo trattamento contro la colite ulcerosa. Oltre a questa azienda ci sono tuttavia altri 8 titoli almeno dell’indice il cui valore è più che raddoppiato dall’inizio dell’anno. L’innovazione alla francese continua a riscuotere brillanti successi come ben sanno gli investitori stranieri. Dal 2014, oltre 1.600 aziende francesi sono passate sotto controllo americano. Si può certo deplorare la fuga dei nostri talenti anche se ciò nulla toglie alla qualità della creatività francese, in un contesto economico, politico e normativo persino poco favorevole.
Sotto un profilo più macroeconomico, la Francia dispone inoltre di un’importante riserva di carburante per rilanciare la sua crescita. Infatti, il tasso di risparmio, ovvero la percentuale del reddito disponibile che non viene destinata ai consumi, ha toccato un massimo storico in Francia (ad eccezione dei periodi di lockdown durante la pandemia). In altre parole, i francesi non hanno mai risparmiato così tanto e consumato così poco e non c’è di che stupirsi: il succedersi di crisi negli ultimi anni – Covid, guerra in Ucraina, aumento dell’inflazione – e la crisi politica degli ultimi mesi hanno minato il morale dei consumatori. Ora, quando questo succede, la conseguenza è sempre la stessa: un comportamento di risparmio/consumo che favorisce sempre più il risparmio precauzionale a scapito dei consumi.
Quella che è una cattiva notizia per la dinamica economica a breve è però motivo di speranza a più lungo termine. Un notevole miglioramento della fiducia dei consumatori, che passerà sicuramente, tra l’altro, attraverso un importante rinnovamento politico, potrebbe portare a un’inversione del comportamento di risparmio/consumo. Un “semplice” ritorno del tasso di risparmio, oggi al 18,6%, al livello medio del 14% registrato prima del Covid, sarebbe un acceleratore potentissimo per i consumi e quindi per la crescita. Senza parlare nemmeno di spendere parte dei risparmi accumulati negli ultimi anni.
In altre parole, la Francia ha i mezzi per permettersi una vera ripresa economica. Perché accada sarà necessario ridarle fiducia rimuovendo alcuni ostacoli che offuscano la sua creatività, pur sempre in effervescenza. Potrebbe forse trattarsi di un pio desiderio ma in borsa gli affari migliori spesso si fanno proprio quando nessuno ci crede.
Redazione
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