Luigi Antonaci, responsabile Equity di Eurizon Capital SA, interviene all’inchiesta di Fondi&Sicav dedicata all’azionario emergente

Eurizon

Luigi Antonaci, Eurizon Capital SA

Nel decennio appena conclusosi, gli indici azionari composti dall’universo dei paesi emergenti non sono stati in grado di seguire il trend rialzista delle principali Borse delle aree sviluppate. Quali sono, a vostro giudizio,  le ragioni alla base della sottoperformance?

Sono state molteplici le ragioni che nell’ultimo decennio hanno determinato un ritardo di performance tra gli indici azionari dei Paesi emergenti e quelli delle aree sviluppate. In particolare, ha pesato la fine del super ciclo delle materie prime che aveva alimentato un circolo virtuoso nel corso della decade precedente alla grande crisi del 2008. Come conseguenza di questo, negli anni 2009-2019 c’è stata una pesante contrazione del tasso di crescita del commercio mondiale, con una riduzione del valore delle esportazioni totali dei paesi emergenti, tipicamente molto correlate con l’andamento degli utili delle società che operano in queste aree. Negli ultimi anni, inoltre, si è ridotto drasticamente l’impatto positivo del “dividendo demografico” che tanto aveva supportato la crescita dei mercati emergenti nei primi anni 2000. L’insieme di questi fattori ha ampliato la vulnerabilità finanziaria di molti Paesi dell’area che si è ripercossa negativamente sui rispettivi andamenti valutari, costringendo le Banche centrali a politiche monetarie restrittive che hanno ulteriormente frenato la crescita economica. Il calo del Roe e l’aumento del costo del capitale che ne sono conseguiti hanno determinato una forte contrazione dei margini societari, pesando sull’andamento dei rispettivi indici azionari.

Attualmente sta crescendo il numero di esperti che inserisce l’equity emergente tra le asset class favorite per il 2020. Concordate o no con questa view? Per quali ragioni?

E’ un atteggiamento condivisibile a condizione che avvenga in modo selettivo e ponderato. In generale, ci sono vari motivi che possono supportare una convergenza valutativa tra gli indici azionari dei Paesi emergenti e quelli delle aree sviluppate, soprattutto in considerazione del fatto che attualmente lo sconto dei primi è pari circa al 30%. In particolare, la ripresa di politiche monetarie espansive su scala globale e l’indebolimento del dollaro rispetto alle valute emergenti, congiuntamente con una riduzione del rischio geopolitico e con un miglioramento delle relazioni tra Usa e Cina, sono i principali fattori in grado di creare il contesto ideale per scommettere sui Paesi emergenti.  Ci sarebbero, pertanto, le condizioni affinché le interessanti valutazioni possano attrarre nuovi capitali. Questo determinerebbe un apprezzamento delle valute locali e le Banche Centrali potrebbero così alleggerire ulteriormente le politiche monetarie, con una conseguente riduzione dei tassi reali e quindi del costo del capitale che si rifletterebbe immediatamente sull’aumento della profittabilità.

A completare il quadro favorevole c’è la crescente disponibilità dimostrata dalle Autorità cinesi per un graduale stimolo fiscale. Tuttavia, date le rilevanti differenze valutative e macro-economiche tra i vari paesi emergenti, un approccio selettivo basato sui fondamentali è necessario, anche per ridurre la vulnerabilità di portafoglio nel caso in cui lo scenario dovesse deteriorarsi. Un’eventuale delusione della crescita globale, una fiammata improvvisa dell’inflazione, un ritorno alla contesa commerciale tra Stati Uniti e Cina, una nuova escalation delle tensioni geopolitiche e l’incertezza sull’esito elettorale in America sono tutti fattori che avrebbero certamente la forza di compromettere il buon andamento degli indici azionari,  in particolare quelli dei Paesi emergenti, tipicamente più sensibili agli episodi di correzione.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.